Li chiamano Mai-Mihogo, bambini “acqua-manioca”: sono i piccoli che vivono nelle strade di Bukavu, in Repubblica Democratica del Congo (RDC), cercando di barattare acqua con farina di manioca e sono i nuovi destinatari dei nostri programmi di sostegno a distanza.

Da alcuni mesi abbiamo esteso il nostro intervento in RDC per garantire protezione e accesso all’istruzione a 1.300 di questi bambini e bambine. Il paese è attraversato da una profonda crisi e da continue tensioni e violenze che come spesso accade coinvolgono in particolare i più piccoli e i più vulnerabili.

In RDC le autorità faticano a rispondere alle esigenze primarie della popolazione. Come spesso accade, bambine e bambini sono i più colpiti da questa situazione, senza beneficiare della lieve crescita economica che è stata recentemente registrata nel paese.

 

Il nostro intervento si concentra a Bukavu, un’area urbana nella regione dei Grandi Laghi, dove collaboriamo con il Foyer Ek’abana. Il centro è stato fondato nel 2002 e ha come obiettivo il recupero, l’istruzione e l’integrazione sociale e professionale di bambine e adolescenti che per diverse ragioni, tra cui anche l’accusa di stregoneria, si trovano ai margini della società.

Ancora oggi, in RDC è possibile essere emarginati per l’accusa di stregoneria, un marchio pesante, soprattutto per chi vive nei villaggi e nelle zone rurali del paese. Grazie al lavoro di sensibilizzazione che porta avanti il centro Ek’abana, nella città di Bukavu questo problema ha diminuito gradualmente il proprio impatto, ma resta ancora molto da fare per estirpare convinzioni e credenze socio-culturali, rafforzate dalle nuove povertà e dalla globalizzazione che allontana le persone dalla tradizione.

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