Interveniamo in contesti di emergenza umanitaria dal 1988. Negli ultimi anni abbiamo registrato un importante incremento di questo genere di attività a causa degli effetti di lungo periodo di conflitti e disastri naturali.
Recenti dati delle Nazioni Unite raccontano che nel mondo sono oltre 60 milioni le persone sfollate a causa di conflitti o violenze, con una media di 30.000 nuovi spostamenti al giorno.
Se a questi dati sommiamo le persone che hanno subito le conseguenze di disastri naturali, la cifra per lo scorso anno raggiunge i 200 milioni, un aumento di 50 milioni rispetto al 2013.
Le conseguenze di conflitti e cambiamenti climatici sono globali ma raggiungono particolare drammaticità in Medio Oriente e in Nord Africa. In queste aree il numero di sfollati e rifugiati è più che raddoppiato in 5 anni.
Senza una stabile soluzione politica, le crisi regionali continueranno ad avere un forte impatto su qualità della vita e sicurezza delle comunità, oltre a limitare pesantemente l’accesso all’istruzione, a servizi sanitari, acqua potabile, energia e beni di consumo.
Nel corso degli anni abbiamo sviluppato competenze specifiche nella risposta umanitaria di emergenza. Questo ci permette di intervenire in situazioni problematiche legate a disastri naturali (terremoti, inondazioni, siccità, cicloni, epidemie, etc) ed emergenza causate dall’uomo, come i conflitti armati.
La nostra priorità negli interventi di emergenza è quella di salvare vite umane e soddisfare i bisogni primari delle popolazioni colpite. Per fare questo, tutti i nostri operatori seguono procedure e codici di condotta per avere la garanzia di non nuocere (do not harm) alla popolazione più vulnerabile, in particolare ai bambini, le donne gravide o lattanti, i migranti e gli sfollati.