Obiettivi generali

Migliorare le condizioni di vita degli ospiti nei centri e degli abitanti dei villaggi limitrofi.

Obiettivo specifico

Garantire l’accesso ai servizi di base (salute, acqua, igiene, beni di prima necessità e protezione umanitaria) agli ospiti dei centri di detenzione e delle popolazioni dei villaggi circostanti.

Risultati attesi

Miglioramenti visibili e immediati delle condizioni igienico sanitarie per i beneficiari dei centri.
Personale locale formato a operare in situazione di crisi.
Condivisione del sistema di registrazione dei soggetti più vulnerabili nei centri con le agenzie competenti.

Informazioni sul progetto

I flussi migratori diretti verso le coste europee continuano ad essere intensi. Sono migliaia i migranti che raggiungono la Libia per provare ad attraversare il Mediterraneo. La situazione di instabilità non favorisce la chiarezza normativa nel Paese e le autorità libiche consentono la richiesta di asilo ai soli appartenenti a sette nazionalità. Così, i migranti, tra cui molte donne e bambini, si trovano bloccati nei centri di detenzione per i migranti sparsi per il Paese.

Il numero dei migranti e rifugiati che transitano o stazionano in Libia varia continuamente. A novembre 2017, la Libia ospita circa 432.574 migranti e 43.608 rifugiati e richiedenti asilo registrati con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), provenienti prevalentemente dal Medio Oriente e dall’Africa.

Una parte della popolazione migrante in Libia risiede nei centri sparsi su tutto il territorio libico. Le stime più aggiornate parlano di circa 40 centri migranti e rifugiati sotto il controllo formale della Direzione per il Contrasto all’Immigrazione Illegale (DCIM). In realtà, la DCIM di Tripoli sembra avere solo un controllo nominale su molti dei centri (dati UNHCR, dicembre 2017).

Le organizzazioni internazionali operanti nei centri descrivono la drammaticità delle condizioni di vita al loro interno: la popolazione migrante, rifugiata e richiedente asilo, deve far fronte a significativi bisogni a livello umanitario e di protezione, incluso il limitato accesso all’assistenza sanitaria, al supporto psicosociale, ad un’adeguata alimentazione, all’igiene ed altri servizi essenziali di base.

Per rispondere alla grave crisi umanitaria dei centri migranti e rifugiati, a gennaio 2018 la cooperazione italiana ha lanciato un programma di emergenza, a valere sull’AID 11242, per migliorare le condizioni umanitarie in alcuni centri e favorendo al contempo l’identificazione delle persone soggette a protezione internazionale, quindi suscettibili di essere oggetto di rimpatri volontari o del loro reinsediamento in paesi terzi tramite eventuali accordi con le preposte agenzie delle Nazioni Unite.

L’intervento contribuisce al raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell’Humanitarian Response Plan 2018. La protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione libica e di quella migrante presente nei centri in Libia rimane infatti la principale sfida umanitaria, dato che l’instabilità politica e la crisi economica non hanno permesso alle autorità libiche di assicurare l’accesso ai servizi di base, di controllare il flusso e assistere i migranti che transitano nel Paese.

Sono i soggetti più vulnerabili a subire le più grandi sofferenze per questa detenzione forzata. In particolare donne e bambini che, secondo gli ultimi rilevamenti del nostro staff, sono rispettivamente il 31% e il 6% sul totale dei detenuti.

Alcune ONG locali hanno effettuato delle analisi all’interno dei centri, constatando come i detenuti necessitino urgentemente di assistenza medico-sanitaria, migliori condizioni igieniche delle strutture, un fabbisogno alimentare più adeguato, beni di prima necessità e assistenza psicosociale.

Con il nostro progetto vogliamo migliorare le condizioni dei migranti, in particolare dei più vulnerabili, con azioni in quattro diverse aree di intervento: prima emergenza, WASH, shelter e protezione umanitaria.

Con le operazioni di prima emergenza distribuiamo ai reclusi in 5 centri (Khoms, Tajoura, Triq al Sikka, Trik Al Matar e Aljoudeida) kit con beni di prima necessità, abbigliamento e accessori per affrontare il freddo (materassini, plastica impermeabile per i materassi, scarpe, vestiti, coperte, lenzuola) oltre a prodotti per l’igiene personale. Alle donne e ai bambini diamo kit speciali contenenti assorbenti, teli e altri prodotti specifici.

Il WASH (water, sanitation and hygiene) prevede la verifica della situazione igienica e idrica delle strutture per ripristinare l’approvvigionamento di acqua potabile e costruire bagni adeguati alle esigenze dei detenuti.
Rendere più vivibile l’ambiente dei centri è lo scopo anche delle opere di riabilitazione dei centri, attraverso un miglioramento dei sistemi di areazione e la messa in sicurezza di recinzioni esterne, coperture e cancelli.

La tutela dei soggetti più vulnerabili è, infine, l’area d’intervento della protezione umanitaria. Molti migranti hanno subito torture, provengono da zone di guerra, sono donne incinta o bambini non accompagnati e, per questo, più esposti a sofferenze psicologiche. Attraverso il lavoro di personale locale formato sulla protezione umanitaria, avvieremo un sistema di registrazione dei casi più a rischio per criteri di vulnerabilità, per poi segnalarli all’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) e all’Agenzia per i rifugiati (UNHCR), le agenzie preposte a fornire forme di assistenza quali evacuazione dal Paese o ricollocazione e reinserimento in un Paese terzo.

Costi dell’azione

1.017.150 €

Beneficiari

  • 4.500 persone di cui 31% donne e 5% minori

Finanziatori

Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS)

Partner di progetto

FSD – Fondation Suisse de Deminage

Coordinatore progetto

Martina Venzo

Project Leader