“Con quello che guadagniamo dalla gestione della macina, abbiamo acquisito un altro appezzamento di terra dove piantare il mais anche nella prossima stagione. Così, possiamo compensare la scarsità di questo raccolto, dovuta a un eccesso di pioggia”.
“Per noi, ora, un problema diventa un’opportunità”.
“Vedi? Guarda che belle mani che ho adesso che abbiamo la macina qui nell’associazione, e non devo più macinare il mais a mano!”.
“Quando la scuola è in muratura, con i banchi e le lavagne, è più bello per tutti: per noi insegnanti, per i genitori, che capiscono l’importanza della scuola, per i bambini”.
“Il cinema? Venite tutti i sabati! Il documentario sui matrimoni prematuri è stato molto utile per tutti, adesso abbiamo capito che è importante per le bambine continuare a studiare”.
“Quello che abbiamo imparato nelle formazioni sull’educazione alla pace ci ha dato gli strumenti per lavorare meglio in classe”.
“Quando abbiamo iniziato non veniva nessuno a farsi visitare, ma oramai l’80% della comunità frequenta il centro di salute”.

 

 

A metà febbraio, con i colleghi dell’ufficio locale di Helpcode, abbiamo visitato le dieci comunità con le quali abbiamo lavorato nei tre anni di “Resilienza a Gorongosa”, un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e realizzato in collaborazione con Terres des Hommes, la Scuola di Pace di Monte Sole, ORAM Sofala e i Servizi distrettuali di Gorongosa, e formalmente concluso a gennaio 2019.

 

I dialoghi riportati sopra arrivano dalle associazioni di piccoli produttori agricoli che hanno ricevuto formazioni tecniche, sementi e mezzi di produzione, e hanno triplicato la loro produzione agricola; arrivano dal gruppo di insegnanti della “Cultura di Pace”; arrivano dai leader comunitari con i quali abbiamo organizzato gli eventi di cinema-mobile per discutere su temi importanti per le comunità. Sono solo una piccola parte delle osservazioni emerse nelle scuole e nei centri di salute costruiti o ristrutturati grazie a “Resilienza a Gorongosa”.

 

Questo progetto è iniziato tre anni fa, quando ancora molte comunità della Serra di Gorongosa erano inaccessibili a causa del conflitto politico-militare che ha colpito il Paese dal 2013. Molte scuole erano chiuse, troppo vicine alla strada e agli scontri per essere sicure; gran parte della popolazione si era ritirata verso l’interno, verso le montagne, o nei centri di reinsediamento organizzati nella città più vicina, in condizioni abitative estremamente precarie; le terre del Distretto di Gorongosa erano rimaste incolte, creando una grave crisi nutrizionale. Nel corso dei mesi, e in particolare dal “cessate il fuoco” di dicembre 2016, abbiamo visto le persone tornare nelle loro case, le scuole riaprire con un numero sempre maggiore di bambini, i contadini riprendere a lavorare la terra.

 

 

In questo momento di ritorno alle proprie case, alle scuole, alla terra, il progetto “Resiliencia”, come è conosciuto a Gorongosa, ha permesso di sostenere la ripresa dei servizi scolastici e sanitari e la riattivazione delle attività agricole. Ma “Resiliencia”, secondo il progetto, non ha significato solo riattivare i servizi e le attività produttive: ha significato anche riflettere sull’importanza di costruire una cultura di pace a partire dai piccoli conflitti che fanno parte del quotidiano, grazie al lavoro delle educatrici della Scuola di Pace di Monte Sole.

 

Il “conflitto” su cui abbiamo lavorato con un gruppo di 25 insegnanti è stato il matrimonio prematuro, una pratica tradizionale – esacerbata dalla crisi economica – che permette che le ragazzine vengano date in sposa dalle famiglie già a partire dai 12 anni, spesso in cambio di cibo, di una bicicletta, a volte per ripagare un debito, a volta in cambio di una piccola somma di denaro che la famiglia della bambina usa per far fronte a necessità contingenti. In questi casi, le bambine smettono di andare a scuola e iniziano a lavorare nei campi del marito, generalmente più adulto e già sposato con altre mogli.

 

Lavorare su questo tema – attraverso la formazione degli insegnanti, i corsi e gli eventi di Teatro dell’Oppresso e di danza nelle scuole, i laboratori di disegno, la registrazione di un documentario con attori locali poi mostrato alle comunità durante il cinema-mobile – ci ha permesso di contribuire, oltre che alla ripresa delle attività economiche e dei servizi, al processo di sviluppo sociale. Abbiamo infatti avviato una discussione aperta e proficua su una gravissima discriminazione che, spesso, le ragazzine subiscono per mancanza di alternative.

 

 

 

I risultati positivi del progetto emergono chiaramente nelle battute riportate all’inizio. Ma il nostro lavoro a Gorongosa non finisce con “Resiliencia”, prosegue con due nuovi progetti nati dalle buone pratiche e dai bisogni emersi di recente: uno a sostegno dell’integrazione delle associazioni di piccoli produttori nelle filiere agricole di altro valore; uno che porta avanti i temi dell’educazione alla pace e della valorizzazione delle attività artigianali e culturali per lo sviluppo del Distretto. Inoltre, svolgiamo attività a sostegno delle scuole e dei bambini che vivono in condizioni di vulnerabilità.

 

Ora, inizia un lavoro ancora più impegnativo: dare seguito a quanto realizzato con “Resiliencia”. Consolidare i buoni risultati ottenuti, costruire nuove aule scolastiche per fare in modo che tutti i bambini possano studiare seduti a un banco e usare dei bagni convenzionali, continuare la sensibilizzazione a favore della scolarizzazione delle bambine e contro i matrimoni prematuri: fare in modo, di fatto, che la scuola diventi il centro della comunità!