La pandemia di Coronavirus non si ferma e purtroppo continua a salire il numero di contagiati e di morti. Le restrizioni imposte per il contenimento del virus in tutto il mondo rendono difficile la vita di tutti i giorni e ancora di più il nostro lavoro sul campo. Nonostante ciò, quando possibile, cerchiamo modalità innovative per continuare ad aiutare chi da sempre aiutiamo rispettando tutte le misure di sicurezza prescritte.
In Italia ci troviamo anche noi chiusi da settimane in casa a leggere con sgomento le notizie quotidiane sulla drammatica situazione che sta affrontando il nostro Paese. Per dare un supporto ai bambini e alle loro famiglie, abbiamo attivato un doposcuola a distanza in cui i più piccoli possono trovare uno spazio di socializzazione e i genitori un supporto nella gestione dei figli. Qui puoi leggere nel dettaglio cosa stiamo facendo in Italia.
Negli altri Paesi in cui operiamo l’epidemia è molto più contenuta e speriamo che continuerà a esserlo. Le difficoltà per svolgere il nostro lavoro sono però tante. Qui di seguito i nuovi aggiornamenti su quello che sta succedendo.
Coronavirus: gli aggiornamenti dal Mozambico del 27 marzo
Ci sono 7 casi confermati di COVID-19 in Mozambico. A preoccupare però è il ritorno nel Paese di migliaia di mozambicani che vivono in Sudafrica per lavoro (sono per lo più minatori) a seguito del blocco adottato dal governo sudafricano, dopo che nel Paese si sono registrati già più di 1.000 casi.
Per far fronte a una possibile epidemia, è stata creata una commissione tecnico-scientifica coordinata dal Ministero della Sanità mozambicano e sono state adottare misure preventive: la chiusura di tutte le scuole, la sospensione dei visti (quelli già emessi sono annullati), il rafforzamento delle misure di quarantena di 14 giorni per tutti i viaggiatori, la cancellazione di tutti gli eventi con più di 50 persone, l’applicazione di misure preventive per tutte le istituzioni, il consolidamento delle procedure di ispezione per garantire le forniture di merci.
Gli uffici di Helpcode nel Paese sono aperti, ma dal 30 marzo il nostro personale lavorerà da remoto, in particolare a Maputo dove la maggioranza utilizza mezzi pubblici per recarsi al lavoro. Per chi si recherà ancora negli uffici, sarà consentita la presenza di una sola persona per stanza.
Sono ammesse le visite sul campo solo in caso di urgenza (come gli interventi di emergenza e la distribuzione di sementi) e adottando tutte le misure di prevenzione necessarie. I nostri partner istituzionali sono stati informati del rinvio delle attività.
Le misure per la sicurezza del nostro personale causeranno un ritardo nelle attività pianificate che implicavano presenza di più persone contemporaneamente, come i corsi di formazione per le comunità rurali. Stiamo però esplorando la possibilità di fornire assistenza in remoto, tramite telefono o inviando materiale informativo su Whatsapp. Quando possibile, verrà utilizzata una “formazione di formatori”: il nostro staff forma un massimo di tre persone, ad esempio dei contadini, che saranno responsabili della diffusione delle informazioni ad altri piccoli gruppi.
Infine, stiamo sviluppando delle proposte per garantire la continuità di apprendimento dei bambini delle scuole elementari sostenute anche da remoto. Te ne parleremo più nel dettaglio prossimamente.
Coronavirus: gli aggiornamenti dal Nepal del 27 marzo
Al momento si registrano solo 3 casi di persone positive al COVID-19 su 687 testate in Nepal, tra cui una già guarita. Negli ultimi 7 giorni sono risultati positivi ai test una ragazza di 19 anni tornata dalla Francia, via Qatar, e un ragazzo di 32 anni del distretto di Dhading tornato dagli Emirati Arabi. La giovane è stata ricoverata in isolamento all’ospedale Sukraraj di Teku, Kathmandu, e la sua famiglia sembra essere stata messa in quarantena in casa. Le autorità stanno cercando di identificare tutte le persone che sono venuti in contatto con i due giovani per verificare se sono contagiate ed eventualmente isolarle.
Il blocco totale è stato il provvedimento più importante messo in campo dal governo del Nepal. Dichiarato il 23 marzo, al momento durerà solo per sette giorni. I distretti di Kailali e Arghakhanchi hanno invece esteso il blocco a tempo indefinito.
Ulteriori misure sono state adottate dal governo nepalese per contenere il Coronavirus dalla settimana scorsa. Il 23 marzo sono stati chiusi i confini terresti con India e Cina per almeno una settimana con i militari a controllare la situazione. Molti nepalesi lavorano in India e, quando fanno ritorno a casa, sono messi in quarantena. Si sono verificati però “fughe” dalla quarantena per far ritorno nelle città natali e, per questo, le misura di sicurezza sono aumentate.
Va sottolineato come le disposizioni rigorose del governo nepalese, a fronte di un basso numero di contagiati, è dovuto al fatto che il Paese non dispone di strutture sanitarie adeguate per affrontare un’eventuale epidemia di Coronavirus.
Oltre ai grandi danni al settore turistico (di cui avevamo già parlato), la pandemia sta colpendo diversi settori economici del Nepal. Il drastico calo delle importazioni dalla Cina ha avuto conseguenze sul settore manifatturiero, che ha una grande carenza di materie prime così come il settore edile.
Dal punto di vista socio-sanitario grave è la mancanza di rifornimenti per l’industria farmaceutica. Alcune sostanze essenziali arrivavano infatti dalla provincia cinese di Hubei da cui sono state interrotte le importazioni. L’India ha poi imposto restrizioni all’esportazione di 26 tipi di materie prime, incluse quelle fondamentali per la medicina, proprio perché si è venuta a interrompere la catena di approvvigionamento da Hubei. Per il Nepal si è aperta la prospettiva di una carenza di farmaci, ma fortunatamente l’India ha accettato di allentare le proprie restrizioni e ha chiesto al governo nepalese l’elenco di farmaci di cui aveva necessità.
La situazione è aggravata dalla diffusione della pandemia anche in Medio Oriente che è la principale fonti di rimesse del Paese, una quota notevole che vale più della metà del PIL nazionale. La sospensione dei permessi di lavoro per l’estero, ha impedito a molti cittadini nepalesi di trovare occupazione nell’area mediorientale da cui mandare a casa una parte dei guadagni.
Il divieto temporaneo imposto dalla Cina ai mercati degli animali ha almeno frenato i fenomeni di bracconaggio e il traffico di animali selvatici dal Nepal. La medicina tradizionale cinese utilizza parti del corpo di animali in via di estinzione e alcune di queste specie si trovano sul territorio nepalese, dove si è combattuta una grande sfida per la salvaguardia della fauna locale.
Lo staff di Helpcode in Nepal, come tutto il resto della popolazione, è in isolamento casalingo. “A Kathmandu non si vedono persone in giro e nemmeno macchine o motorini. Ci sentiamo come prigionieri nelle nostre stanze” ci ha raccontato Bharat, coordinatore dei nostri progetti nel Paese.
Photo credit: Suresh Chaudhary/THT
Coronavirus: gli aggiornamenti dalla Cambogia del 27 marzo
Il Ministero della Sanità della Cambogia ha annunciato in una nota stampa di giovedì che altre 5 persone sono risultate positive al test per COVID-19, portando a 98 il numero totale di contagiati nel Paese, di cui 11 ricoverati in ospedale.
Il governo ha emanato una prakas, un’ordinanza, per la chiusura delle scuole, dei locali di karaoke, dei cinema, dei bar e per la sospensione delle cerimonie religiose.
I confini con la Thailandia e il Vietnam sono stati chiusi, così come i voli provenienti da Francia, Stati Uniti, Germania, Italia e Spagna.
Il governo sta inoltre utilizzando tutti i mezzi per promuovere le buone pratiche di igiene e i comportamenti da tenere per contenere la diffusione del Coronavirus come messaggi tramite altoparlanti, poster e banner informativi.
Il personale di Helpcode lavora ancora nell’ufficio di Sihanoukville, dove le autorità sanitarie non hanno dato disposizioni in merito al lavoro da remoto, mentre a Phnom Penh è attiva la possibilità dello smart working. In ufficio comunque il personale è tenuto a utilizzare sapone o un disinfettante per la corretta igiene delle mani e ad adottare le misure di prevenzione indicate.
Il governo cambogiano ha vietato qualsiasi attività nelle scuole e nelle comunità, abbiamo quindi dovuto interrompere i nostri interventi sul campo. Non possiamo raccogliere i messaggi e i materiali dalle bambine e dai bambini sostenuti a distanza e non possiamo svolgere i nostri corsi di sicurezza in acqua. Prima della chiusura delle scuole abbiamo comunque potuto ripassare con attenzione il modo giusto di lavarsi le mani e le misure igieniche con le scuole e le comunità che sosteniamo.
Coronavirus: gli aggiornamenti dalla Repubblica Democratica del Congo del 27 marzo
A oggi, la Repubblica Democratica del Congo registra 54 casi totali di positivi al COVID-19. Un primo caso si è avuto a Goma, nel Nord Kivu una provincia orientale confinante con l’area di Bukavu, dove si svolgono le attività di Helpcode.
Per limitare la diffusione della pandemia nel Paese, il governo ha rafforzato le misure di sicurezza alle frontiere e ha sospeso i voli da tutti i Paesi che sono considerati ad alto rischio. Rimane la possibilità di ingresso per aerei e navi cargo, così come per i mezzi che trasportano merci, sempre però sottoponendo a controlli ed esami il personale di bordo.
La scorsa settimana Felix Tshisekedi, Presidente della Repubblica, aveva ordinato la chiusura di scuole, università, chiese, bar, ristoranti e locali notturni e limitato gli assembramenti a un numero massimo di 20 persone. Queste misure rimarranno in vigore almeno ancora per tre settimane.
Misure più drastiche sono invece attive a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo. Dal 27 marzo per quattro 4 giorni è prevista un blocco totale a cui seguiranno 2 giorni in cui gli abitanti della città potranno fare scorta di cibo e di beni di prima necessità, per poi bloccare di nuovo tutto per altri 4 giorni. Questa alternanza di blocchi e riaperture proseguirà per un minimo di 3 settimane.
Il personale di Helpcode a Bukavu lavora il più possibile da remoto e mantiene le misure di distanziamento sociale indicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come già raccontato la settimana scorsa, tutte le riunioni con nostri partner, come le Nazioni Unite, sono state cancellate per il prossimo futuro.
Le scuole sono chiuse, per cui la raccolta di tutti i materiali delle bambine e dei bambini sostenuti a distanza è stata messa in pausa. Proseguono invece le nostre attività per la sensibilizzazione sulla prevenzione dell’epidemia di COVID-19 con una campagna per la promozione delle fondamentali misure di igiene attraverso le radio e la distribuzione di volantini.
Coronavirus: gli aggiornamenti dalla Tunisia del 27 marzo
Sono saliti a 234 i casi di COVID-19 in Tunisia, con 6 persone decedute per il virus. Permangono le restrizioni adottate già la scorsa settimana: la chiusura dello spazio aereo e marittimo, il coprifuoco dalle 18:00 alle 6:00, la chiusura di ristoranti e bar, la sospensione di tutti le feste e di tutte le celebrazioni nelle moschee (incluso il venerdì di preghiera).
Come ti avevamo raccontato già la scorsa settimana, il nostro personale lavora da remoto o dalla Tunisia o dal loro Paese di origine. Anche il nostro partner locale IDH (International Institute of Human Development) inizierà a implementare lo smart working quando possibile.
Coronavirus: gli aggiornamenti dalla Libia del 27 marzo
Il primo caso di contagio è stato confermato questa settimana in Libia. Ricordiamo comunque la capacità diagnostica del Ministero della Salute libico è molto scarsa.
In diverse aree del Paese è stato indetto un coprifuoco in aggiunta alle altre misure già messe in campo: la chiusura dello spazio aereo e marittimo, la chiusura di ristoranti e bar, la sospensione di tutti le feste e di tutte le celebrazioni nelle moschee (incluso il venerdì di preghiera).
Data l’inaccessibilità per gli operatori internazionali, nessun membro dello staff di Helpcode è al lavoro in Libia al momento.