Sf_amarsi

Educazione alimentare e prevenzione della malnutrizione infantile

Secondo il Ministero della Salute, in Italia i bambini in sovrappeso sono il 20,4% e gli obesi il 9,4% Un bambino su tre nella fascia d’età 6-9 anni è obeso o in sovrappeso: sono numeri che ci collocano al primo posto in Europa, al fianco di Cipro, Grecia e Spagna per livelli di obesità infantile.
Questo fenomeno è collegato alle abitudini alimentari dei bambini: il consumo non quotidiano di frutta e/o verdura dei bambini è elevato (24,3%)
e l’abitudine a non consumare la prima colazione (8,7%) o a consumarla in maniera inadeguata (35,6%) è diffusa.
Povertà economica ed educativa delle famiglie – spesso associate – incidono fortemente su questo scenario.

Per questo motivo abbiamo deciso di lanciare la campagna “sf_amarsi“, che ha l’obiettivo di promuovere attività di monitoraggio, educazione alimentare e prevenzione della malnutrizione infantile, accompagnando minori, famiglie e scuole in percorsi dedicati.

Inoltre, in partnership con l’Istituto Giannina Gaslini e con la Federazione Italiana Medici Pediatri, lanciamo la prima ricerca nazionale sul fenomeno dell’obesità infantile, per avere un chiaro quadro della situazione. La ricerca coinvolgerà 50.000 bambini in tutta Italia.

Gli obiettivi della campagna

Sensibilizzazione

Accrescere la consapevolezza sui rischi di una cattiva alimentazione per la salute dei bambini attraverso percorsi dedicati per la scuola e famiglia.

Percorsi dedicati

Promuovere attività di monitoraggio, educazione alimentare e prevenzione della malnutrizione infantile, accompagnando minori, famiglie e scuole in percorsi dedicati.

Mangiare divertendosi

Convincere i giovani che
mangiare bene può
essere un’esperienza
buona, gustosa e
soprattutto divertente.

Le attività della campagna

breakfast club

Breakfast Club

La colazione arriva a scuola per far scoprire a bambine e bambini le regole di un’alimentazione sana equilibrata.

Buoni di stagione

Helpcode e Coldiretti insieme per l’educazione alimentare dei bambini con il minestrone solidale nei mercati di Campagna Amica.

Il puzzle del buon appetito

Un puzzle con molte combinazioni possibili e un unico risultato: un pasto bilanciato.

Educazione alimentare

Laboratori didattici per conoscere e scoprire i diritti fondamentali e le regole di una corretta alimentazione.

Le nostre raccomandazioni

Per le famiglie

  • Allattare i neonati al seno.
    Incrementare i tassi di allattamento al seno riduce il rischio di sovrappeso o obesità del 26%.
  • I genitori danno il buon esempio.
    La maggior parte degli adolescenti con problemi alimentari hanno avuto nell’infanzia genitori con abitudini alimentari non adeguate. Dare al cibo il suo valore. Il pasto è un momento importante nel percorso di crescita e viverlo con piacere e serenità aiuta a sviluppare con il cibo un
    rapporto positivo.
  • Non sprecare il cibo.
    Un esercizio di cittadinanza che esprime il rispetto per la natura che ha generato il cibo che mangiamo, per il lavoro di chi lo ha coltivato, raccolto o trasformato, per le persone che hanno più difficoltà nel procurarselo.
  • Il menù settimanale.
    Organizzare un menù settimanale consentirà di pianificare la spesa, semplificherà la preparazione dei pasti e evitare gli sprechi.

Per le scuole

  • L’ora di educazione alimentare.
    L’educazione alimentare può (e dovrebbe) essere proposta come parte integrante del Piano di Offerta Formativa di ogni singola scuola.
  • A scuola si mangia…bene.
    Scegliendo un approvvigionamento su base locale e controllata, la refezione scolastica può costituire un fattore importante nella valorizzazione delle filiere alimentari virtuose presenti sul territorio.
  • Pediatri e dietisti a scuola.
    La presenza di uno sportello nutrizionale e l’organizzazione di visite/incontri con pediatri può fare la differenza sia nella diagnosi precoce e nella presa in carico dei casi critici, che nell’efficacia della prevenzione.
  • A mensa si impara.
    Le mense scolastiche devono essere valorizzate come momento educativo perché spesso sono gli elementi di contorno più che la qualità intrinseca del menù a fare la differenza.
  • Educare al cibo = educare alla cura di sé.
    Bambini e ragazzi si avvicinano al cibo in modo positivo attraverso l’esperienza, attraverso il contatto diretto con gli alimenti, potendoli manipolare, annusare e assaggiare. Il momento sociale del cibo, è un passaggio essenziale nell’educazione alla
    relazione.

Per i decision makers

  • Maggiore equità sociale.
    Attraverso programmi di sostegno economico alle famiglie in maggiore difficoltà.
  • Maggiore cultura dell’alimentazione.
    L’educazione alimentare deve entrare a pieno titolo nei curricula didattici e formativi di ogni ordine e grado di scuola.
  • Meno burocrazia, più lavoro di rete.
    Migliorare il flusso di comunicazioni tra mondo della scuola, pediatri e medici di famiglia, i servizi socio-educativi presenti sul territorio e il mondo della ricerca.
  • Più sostenibilità dei sistemi alimentari e priorità ai territori.
    Favorire l’assunzione di prodotti freschi, coltivati localmente.
  • Legare welfare e agricoltura.
    Attraverso un’attenta combinazione di misure di protezione sociale e iniziative, rafforzare l’agricoltura familiare

Per la società civile

  • Colmare i vuoti.
    Oggi tra il bambino vulnerabile alla malnutrizione e la presa in carico del problema in seno alla comunità, si registra quasi sempre un vuoto, una discontinuità. Il lavoro di rete tra servizi diversi deve diventare una priorità.
  • Tutti per uno, uno per tutti.
    Offrire opportunità di accesso a servizi collettivi accanto a percorsi personalizzati che possono lavorare in profondità nel cambio delle abitudini alimentari delle famiglie, fermo restando il valore di un serio monitoraggio dell’impatto sui beneficiari finali.
  • Dalla pratica alla teoria e viceversa.
    Servono canali organizzati per il passaggio di informazioni e dati statistici tra le scuole, i servizi e gli operatori del privato sociale attivi sui territori e le università.
  • I bambini contano: ascoltiamoli!
    I bambini sono portatori di bisogni e quindi fruitori e beneficiari di strategie e programmi di prevenzione del disagio alimentare, ma i bambini sono anche portatori di interesse e il loro contributo è prezioso e il loro feedback imprescindibile.
  • Road 2030
    Le ONG e tutte le organizzazioni della società civile che lavorano per raggiungere l’obiettivo Fame Zero devo fare rete e collaborare tra loro per non disperdere energie.

Per il settore privato e i media

  • Comunicare la salute…con gusto.
    È necessario investire in una comunicazione appropriata, etica, informativa e soprattutto ingaggiante, rivolta ai bambini, agli adolescenti e indirettamente ai genitori. Informare correttamente sui prodotti offerti, comunicando in modo trasparente il loro contenuto e veicolare modelli positivi di consumo.
  • Etica e marketing.
    Trovare il giusto equilibrio tra le esigenze di vendita e la promozione di una dell’alimentazione è un obiettivo fondamentale per
    le imprese agroalimentari, in un’ottica di responsabilità sociale sempre più necessaria.
  • Responsabilità sociale.
    Il settore privato deve tenere conto delle specificità dei luoghi nei quali vende i propri prodotti ed incentivare una filiera corta e un rapporto diretto tra produttori locali e consumatori.
  • Collaborazione e non solo competizione.
    È necessaria una maggiore collaborazione tra gli attori privati per concorrere al raggiungimento di obiettivi comuni che non posso limitarsi all’incremento di profitto dei singoli. Una collaborazione che possa mettere in condivisione alcune componenti della filiera produttiva al fine di massimizzare l’efficienza e ridurre gli sprechi.
  • Maggiori Incentivi.
    Per quelle realtà che dimostrano di contribuire attivamente alla riduzione di sprechi e alla promozione di buone abitudini alimentari. Si incentiva inoltre l’investimento nei settori di ricerca e sviluppo per migliorare l’impatto dei prodotti alimentari nelle società di riferimento.