Il 25 ottobre Helpcode ha partecipato, per il secondo anno al DIGITALmeet, il primo festival del digitale italiano con una conferenza sulle nuove frontiere del digitale nelle aree di crisi umanitaria.
L’incontro, tenutosi al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova, è stato anche il mio primo incontro con Helpcode. Ma ce ne saranno tanti altri: sono infatti stata selezionate come Capo progetto e rappresentante Paese in Tunisia e Libia per l’associazione.
Helpcode fa un uso innovativo di tecnologie quali droni, piattaforme blockchain e rilevamenti satellitari, negli interventi umanitari e soprattutto nelle crisi complesse, caratterizzate da accesso limitato per via di conflitti o distanze proibitive. La tecnologia può ovviare queste problematiche fornendo ulteriori vantaggi tra cui una maggiore trasparenza, lo sviluppo di dati reali nonché accorciando i tempi per rispondere tempestivamente ai bisogni delle popolazioni.
Valeria Fabbroni spiega l’uso delle nuove tecnologie nelle crisi umanitarie
Valeria Fabbroni, Direttore dei Programmi, ha illustrato alcuni esempi di applicazione nei contesti più impenetrabili: in Libia sono state tracciate in tempo reale le consegne di beni distribuiti ai beneficiari; In Mozambico, a seguito del ciclone Idai, sono state effettuate analisi estremamente accurate sull’estensione dei danni alle infrastrutture come alle colture, o l’utilizzo di tecnologie già diffuse in Africa come MPESA, per facilitare la digitalizzazione di archivi anagrafici.
Le barriere legislative o l’incompatibilità di determinati strumenti con norme sociali e tradizionali possono essere delle limitazioni all’uso della tecnologia. In particolare il secondo aspetto può acuire la diffidenza della comunità locale e di conseguenza la sostenibilità dell’iniziativa. L’antropologa in me riconosce infatti che l’efficacia di ogni intervento umanitario è proporzionale alla misura in cui riesce a inserirsi nel contesto locale. Per questo, la tecnologia da sola non può sostituire il ruolo degli operatori umanitari, la cui sensibilità è imprescindibile per valutare l’adeguatezza di uno strumento ma anche saperne promuoverne il corretto utilizzo. La tecnologia ha quindi una funzione ausiliare, ma in questo riesce a coniugare bisogni e capacità operativa.
Un altro momento del DIGITALmeet
Personalmente sono una forte sostenitrice di strumenti per il monitoraggio da remoto. La mia prima esperienza risale al 2007 in Kenya durante l’ondata di violenze seguite alle elezioni presidenziali. Il software di geolocalizzazione Ushahidi è stato indispensabile per monitorare e mappare gli scontri in tempo reale, salvando molte vite. Sempre in Kenya, ho fatto affidamento totale su MPESA, con il quale gestivo ogni aspetto della mia vita.
Sono entusiasta di cominciare questa esperienza con Helpcode, e ancora di più di adoperare queste tecnologie a sostegno degli interventi di emergenza umanitaria.