Per affrontare i bisogni psicosociali dei bambini sfollati a causa del conflitto, Helpcode in Yemen ha realizzato un importante progetto finanziato dalla Fondazione UEFA di educazione attraverso lo sport, con l’obiettivo di facilitare la loro integrazione, dentro e fuori dalle scuole, nella zona di Lahji.

I programmi sportivi hanno infatti un forte ruolo sociale ed educativo e sostengono lo sviluppo socio-emotivo, cognitivo e fisico di questi bambini che si sono trovati ad affrontare situazioni difficili come la distruzione delle loro case, la perdita dei membri della propria famiglia e l’esposizione alla violenza e all’insicurezza. Tutte le attività organizzate per dare loro supporto, dalle ricreative alle artistiche fino a quelle sportive, hanno avuto l’obiettivo di creare un ambiente accogliente, dove poter guarire e trovare sollievo.

Il coinvolgimento e la passione di Abrar, Facilitatrice Psicosociale del progetto, sono palpabili nei suoi racconti. Tra le tante storie che la hanno colpita, quella di Omar, un ragazzo chiuso in se stesso a causa delle esperienze vissute, che faceva molta fatica a entrare in contatto con gli altri. Abrar ci racconta dei suoi primi disegni, rivelatori delle sue lotte interiori e delle sue paure e allo stesso tempo riflesso della resilienza che allenava e della speranza che nutriva verso un futuro migliore.

La sua vita è cambiata quando ha scoperto il suo talento nascosto per il calcio. In campo, infatti, ha lavorato sulla sua sicurezza e sull’interazione con i propri coetanei, stringendo amicizie che gli hanno dato un forte senso di appartenenza. Fino a diventare capitano della squadra di calcio che rappresenta la sua scuola. La squadra di Omar è arrivata in finale nel campionato under 16 organizzato da Helpcode nel Governatorato di Lahj. Vi lasciamo alle parole di Abrar che ci ha raccontato come ha affrontato questo momento.

“Ho incontrato Omar prima dell’inizio della partita e il suo spirito sportivo mi ha stupito: mi ha detto che non gli importa del risultato finale ma solo di essere riuscito ad arrivare fin lì e di aver riacquistato fiducia in se stesso. Al termine dell’incontro, la squadra di Omar è arrivata seconda. La reazione di Omar è stata sorprendentemente positiva: ha consolato i suoi compagni complimentandosi con loro. Dopo, è andato a congratularsi con la squadra vincente e a festeggiare con loro. Quel bambino isolato e timoroso, ora parla con sicurezza ed è circondato da amici. È bastato tenerlo lontano dalle preoccupazioni e guidarlo nel liberare il suo potenziale attraverso lo sport.”

Sara Tetro
Responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa