Nel febbraio scorso si è svolto il convegno sf_amarsi, un punto di partenza per:
Abbiamo chiesto a 4 esperti il loro punto di vista sul tema alimentazione e ve li proponiamo in forma di rubrica settimanale. Dopo il professor Maghnie e la dottoressa Zucchi entrambi dell’Ospedale Gaslini, oggi abbiamo chiesto ad Ada Civitani di Helpcode un commento sull’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Il convegno sf_amarsi ha affrontato diversi temi che ruotano attorno al cibo, alle buone abitudini alimentari, alle proprietà e alla qualità di quello che mangiamo. Durante i lavori è stata citata più volte l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Dal tuo punto di vista il lavoro sull’educazione alimentare che sta intraprendendo Helpcode, come si inserisce negli SDGs?
L’educazione alimentare non solo si inserisce a pieno titolo nel quadro dell’Agenda 2030, ma vi gioca un ruolo fondamentale. La connessione più evidente è senza dubbio con l’obiettivo n. 2, incentrato sul tema “cibo”, che recita: “sconfiggere la fame, garantire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”. Tutti traguardi impossibili da raggiungere senza un adeguato investimento in un’educazione alimentare tesa ad orientare le scelte dei consumatori verso alimenti sani e prodotti in modo sostenibile, evitando gli sprechi.
Ma come il convegno sf_amarsi ha ampiamente sottolineato, lo sradicamento della povertà ha connessioni fortissime con numerosi altri obiettivi di sviluppo sostenibile, a partire dal n. 2: promuovere la buona salute, garantire una vita sana e il benessere di tutti, a tutte le età. E’ conclamato che la malnutrizione in età evolutiva è causa di gravi patologie in età adulta e questo avviene in tutti i casi di malnutrizione, sia per difetto che per eccesso: sia quindi in caso di sovrappeso/obesità, sia in caso di denutrizione o carenze nutrizionali. L’educazione alimentare dei bambini e dei genitori fin dalla fase perinatale, è il primo strumento di promozione della salute e prevenzione delle malattie.
Ancora: l’obiettivo n. 4 punta sull’istruzione di qualità. Anche in questo caso il nesso con l’educazione alimentare è forte. L’educazione alla sana alimentazione è parte integrante di un’istruzione che garantisca ai bambini e ai ragazzi le competenze chiave per crescere e svilupparsi armonicamente nel proprio contesto di vita. Inoltre, è dimostrato che la qualità dell’alimentazione incide in misura direttamente proporzionale sulle performance di apprendimento di bambini e ragazzi.
Parlando di accesso a un’alimentazione adeguata, il tema dell’alimentazione si intreccia con quello, complesso, della povertà. Il nesso tra educazione alimentare e lotta alla povertà, ovvero con l’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 1 è meno evidente, ma non meno importante, in quanto è proprio nelle famiglie economicamente più sfortunate che si registra il maggior numero di bambini malnutriti o a rischio di malnutrizione, complice non solo la carenza di mezzi, ma anche la mancanza di competenze di base dei genitori. E’ quindi importante concentrare qui i maggiori sforzi per costruire una cultura della salute e della prevenzione, che passa innanzitutto attraverso l’educazione alimentare.
A ben guardare l’educazione alimentare, se pensata in modo intelligente e realizzata in modo efficace, va oltre il tradizionale approccio normativo (ti dico cosa si deve e cosa non si deve mangiare) e si intreccia naturalmente con ciascuno degli obiettivi definiti nell’Agenda 2030, declinandone la prospettiva in un ambito concreto e quotidiano, a portata di ogni persona, quale che sia la sua età.
L’educazione alimentare riguarda il cibo, ha a che fare con l’ambiente in cui viene prodotto, conservato e distribuito, con l’acqua che ingeriamo, con le modalità di sfruttamento delle risorse della terra e del mare, con la qualità di vita delle persone coinvolte nella filiera che ha portato il cibo fino a noi.
L’educazione alimentare ha a che fare con le diseguaglianze e le iniquità, come quelle evidenti nell’accesso al cibo e all’acqua potabile, ma anche con le differenze vitali e con la biodiversità culturale che da sempre è da stimolo per la crescita delle società: spesso attraverso il cibo si trasmette spontaneamente più cultura di quanta ne passi attraverso le enciclopedie.
Fare educazione alimentare può e deve significare anche educare alla relazione, con se stessi e con gli altri, perché quella psicologica e sociale è una componente essenziale della salute.
Fare educazione alimentare può essere occasione per educare ai diritti e alla parità di genere, a partire dall’universalità del diritto all’alimentazione e dall’importanza che le donne nel mondo hanno accanto agli uomini nel garantirlo ai bambini.
In definitiva, fare educazione alimentare nell’accezione proposta da Helpcode, dall’UniGE e dalla Clinica Pediatrica IRCCS Gaslini, significa anche lavorare per la pace e per la giustizia, costruendo le basi per uno sviluppo davvero sostenibile a partire dalle abitudini quotidiane di ogni persona, fin dai suoi primi anni di vita.
Scopri il nostro progetto ‘Ricette golose per giovani chef‘, per il contrasto alla malnutrizione infantile