Nel febbraio scorso si è svolto il convegno sf_amarsi, un punto di partenza per:

 

 

Abbiamo chiesto a 4 esperti il loro punto di vista sul tema alimentazione e ve li proponiamo in forma di rubrica settimanale, iniziando dall’intervista al professor Mohamad Maghinie, Direttore U.O.C. Clinica Pediatrica IRCCS Istituto Giannina Gaslini

 

Il medico e il quadro istituzionale

 

È importante che i bambini liguri, e non solo, abbiano una vita attiva e uno stile di vita adeguato ai nostri tempi. Questo comprende la necessità di praticare un’attività fisica possibilmente scelta e ricevere una educazione alimentare mirata soprattutto se si tratta di bambini obesi o in sovrappeso che rappresentano più di un terzo dei bambini.

Andrebbero sottolineati alcuni aspetti da modificare nella dieta: banalmente assumono calorie in eccesso rispetto al loro fabbisogno quotidiano (le merendine sono spesso molto calorici); non vi è equilibrio tra i diversi pasti e infine Il consumo di carboidrati ad alto indice glicemico è eccessivo.

I bambini mangiano poca frutta e verdura, poco pesce, mangiano spesso davanti alla TV, abitudine dannosissima perché fa perdere di vista la quantità di cibo che viene ingerita e distoglie l’attenzione dalla masticazione che deve essere adeguata per una corretta digestione del cibo. Come potete intuire io mi sto riferendo a problemi di malnutrizione, legati all’assunzione eccessiva di calorie.

 

Una regola per misurare lo stato di salute ci viene regalata dal passato da Re Ferdinando IV (III di Sicilia, I Re delle due Sicilie,1751 – 1825) che fece “misurare” in altezza i bambini allo scopo di “conoscere lo stato di salute del suo Regno”.

 

Oggi, e alla luce dell’incremento dell’obesità infantile che ridurrebbe le aspettative di vita in età adulta, dobbiamo non solo misurare l’altezza ma anche il peso dei bambini.  Per i bambini di età inferiore ai 24 mesi di età la diagnosi di eccesso di peso si basa sul rapporto peso/lunghezza utilizzando le curve dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (WHO Multicentre Growth Reference Study Group, 2006) con i seguenti valori di cut-off : Sovrappeso per un centile >97° percentile e <99° percentile  e Obesità per un centile >99° percentile.

Dopo il secondo anno (tra 2-5 anni) possiamo utilizzare  l’indice di massa corporea (BMI) con la formula: peso (kg)/ altezza (m²). La diagnosi di eccesso di peso si basa sull’utilizzo delle curve di riferimento OMS (WHO Multicentre Growth Reference Study Group, 2006) con i seguenti valori di cut-off : Rischio sovrappeso>85° percentile e <97° percentile; Sovrappeso>97° percentile e <99° percentile, Obesità >99° percentile

Per quanto attiene al Bambino/adolescente (5-18 anni), la diagnosi di eccesso di peso si basa sull’uso dell’Indice di massa corporea (BMI): peso (kg)/ altezza (m²), utilizzando le curve di riferimento dell’OMS (de Onis M,et al.  2007), con i seguenti valori di cut-off:  Sovrappeso>85° percentile e <97° percentile Obesità >97° percentile e <99° percentile; Obesità grave >99° percentile.

 

Se consideriamo che l’obesità è stata riconosciuta nel nostro paese come una vera e propria patologia nel mese di ottobre 2016, è evidente che l’iter che ha permesso il raggiungimento di questo traguardo, è stato lungo.

Di fatto, e, per fortuna, molti se ne occupano attraverso iniziative nazionali, regionali che coinvolgono pediatri specialisti, nutrizionisti, pediatri di libera scelta e moltissime altre figure professionali, in linea con quanto raccomandato dalla risoluzione 70/1 del 2015 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ma senza un sistematico coordinamento e con poche risorse dedicate.

Se consultassimo il Piano nazionale della Prevenzione 2014-2018 potremmo trovare intere pagine dedicate alla prevenzione di malattie non trasmissibili come il sovrappeso e l’obesità. Un ulteriore elemento ci arriva dalle precedenti esperienze dei piani nazionali: fissare (pochi) obiettivi comuni tra Stato e Regioni e lasciare alla programmazione inserita nei vari contesti regionali la definizione delle popolazioni target e la gestione delle azioni funzionali al raggiungimento di tali obiettivi.

Quello che ci manca è proprio il coordinamento a livello Regionale che resta indispensabile.

 

Dobbiamo prevedere un piano d’azione e di Coordinamento della Rete Ligure, oggi non operativo, che abbia obbiettivi precisi e comuni tra gli stakeholders della sanità e non solo, con un focus sull’educazione alimentare, sull’assistenza alimentare e sulla comunicazione e non vorrei entrare nei dettagli delle competenze e delle azioni.

 

Anzitutto è indispensabile stabilire i livelli d’intervento che andrebbero identificati in maniera sistematica nella nostra Regione tenendo conto della necessità:

  1. Di un primo livello di prevenzione universale rivolto alla totalità della popolazione, al fine di ridurre l’incidenza dell’obesità.
  2. Un livello di prevenzione selettiva mirata ai gruppi a rischio. In particolare, ai figli di genitori obesi e a bambini con basso peso alla nascita dovuto ad arresto di crescita intrauterina.
  3. Un livello, infine, di prevenzione rivolta a persone già malate (bambini e adolescenti obesi e sovrappeso/obesi con “comorbidità” associate), finalizzato a ridurre le complicanze.

 

La presa in carico del bambino obeso si articola in tre differenti livelli di intervento assistenziale, nell’ambito di un’integrazione professionale e organizzativa tra Pediatra di Famiglia o Medico di Medicina Generale (per l’età di sua competenza) e pediatri territoriali e ospedalieri.

  1. I livello: compete al Pediatra di Famiglia o al Medico di Medicina Generale, che hanno il compito di individuare i bambini a rischio di obesità o già obesi, di motivare la famiglia ad un percorso di cura, di iniziare tempestivamente il trattamento e inviare ai livelli di assistenza successivi i casi specifici. Il Pediatra di Famiglia e il Medico di Medicina Generale rappresentano, in tutti i casi, il punto di riferimento principale per il bambino/adolescente obeso e la sua famiglia
  2. II livello: compete al Servizio ambulatoriale Distrettuale o Ospedaliero dedicato, localizzato in servizi pediatrici afferenti alle Aziende Sanitarie Locali, e organizzato su base multidisciplinare, in cui è prevista la presenza di un pediatra esperto in obesità in collaborazione con le figure di dietista/nutrizionista e di psicologo, adeguatamente formati. Il II livello riceve i bambini inviati dai Pediatri di Famiglia o Medici di Medicina Generale, definisce il quadro clinico, laboratoristico e strumentale e attiva un intervento terapeutico multidisciplinare centrato sull’educazione alimentare e motoria e sulla modifica dello stile di vita. Costituisce uno degli “spoke” della rete regionale per la cura dell’obesità pediatrica, ma anche un “hub” per la propria provincia.
  3. III livello: compete al Centro Specializzato in Obesità Pediatrica organizzato su base multidisciplinare e multi-professionale, in cui è prevista la presenza di un pediatra esperto in obesità, in collaborazione con le figure di dietista/nutrizionista e di psicologo, adeguatamente formati, e un’equipe ospedaliera di specialisti formati all’obesità pediatrica (endocrinologo, cardiologo, gastroenterologo, otorinolaringoiatra, pneumologo, ortopedico, neurologo, neuropsichiatra infantile, fisiatra, fisioterapista/educatore motorio, medico dello sport, oculista e chirurgo esperto in chirurgia bariatrica. Il Centro è organizzato per svolgere attività clinica ambulatoriale, di ricovero in regime di day hospital o ordinario, e di riabilitazione intensiva residenziale. Il III livello rappresenta un “hub” regionale e svolge coordinamento delle varie attività della rete, nonché la formazione degli operatori di tutti i livelli della rete e la promozione di attività di ricerca.

 

Scopri il nostro progetto ‘Ricette golose per giovani chef‘, per il contrasto alla malnutrizione infantile