Nel febbraio scorso si è svolto il convegno sf_amarsi, un punto di partenza per:

 

 

Abbiamo chiesto a 4 esperti il loro punto di vista sul tema alimentazione e ve li proponiamo in forma di rubrica settimanale, oggi abbiamo sentito la dottoressa Cinzia Zucchi, dietista della Clinica Pediatrica dell’Ospedale Gaslini.

Prima di riportare la sua intervista, crediamo sia utile fare un approfondimento sulla figura professionale del “Dietista”

Il Dietista è competente per tutte le attività finalizzate alla corretta applicazione dell’alimentazione e della nutrizione compresi gli aspetti educativi e di collaborazione all’attuazione delle politiche alimentari.

Il Dietista ha anche il compito di selezionare opzioni e strategie di intervento in base ai principi della Evidence Based Public Health e di partecipare alla definizione e alla realizzazione di progetti di ricerca.

 

Nel campo dell’educazione alla salute progetta ed attua l’intervento educativo, effettua la verifica del processo, attua i sistemi di valutazione formativa.

Il Dietista collabora con un team multidisciplinare che si propone di definire obiettivi di cambiamento semplici e condivisi fra gli operatori e la famiglia nell’area della sedentarietà, dell’attività fisica e delle abitudini alimentari, con la possibilità di verificare il risultato ottenuto all’interno di un percorso volto al miglioramento dello stato di salute.

I futuri Dietisti sono formati direttamente sul campo a contatto della popolazione pediatrica ed adolescenziale all’interno di progetti di ricerca di Educazione Alimentare e laboratori didattici pratici. Tale modalità di apprendimento curriculare universitario, permette di sviluppare capacità specifiche professionalizzanti in percorsi educativi all’interno delle realtà scolastiche, acquisendo corrette competenze operative e comunicative,  trasmettendo contemporaneamente abilità volte a generare, nei bambini e ragazzi,  comportamenti salutari.

 

Cinzia Zucchi, Dietista, Clinica Pediatrica IRCCS Istituto Giannina Gaslini

 

Che cosa può fare la differenza nella promozione della salute alimentare dei bambini, che cosa può essere efficace e che cosa è efficace?

Vorrei limitarmi a parlare di un’esperienza che stiamo portando avanti in ospedale, un progetto pilota sul contrasto all’obesità che è un problema che affligge più del 10% dei bambini.

Per quanto riguarda l’obesità credo che l’unica strada efficace per combatterla sia la terapia di gruppo educazionale. In tal senso è nata l’idea di sviluppare un Progetto Pilota di Educazione Alimentare rivolto a bambini, genitori ed insegnanti della durata di tre anni ideato e promosso dal professor Mohamed Magnie è stato sviluppato dall’Università degli Studi di Genova Clinica Pediatrica IRCCS Gaslini in collaborazione con Coop Liguria, riconosciuto dal MIUR e patrocinato dalla Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU)

 

Cosa può fare la differenza nella promozione della salute alimentare dei bambini?

La promozione della salute alimentare nei bambini comprende una serie di ambiti sotto il profilo pedagogico in un complesso legame “di imprinting” ove gioca un ruolo fondamentale l’ambiente socio-culturale, educativo, geografico ed economico. In tal senso è fondamentale che i vari ambiti formativi, educativi e sanitari operino condividendo i percorsi di crescita del bambino.

Contesto familiare ed istituzioni hanno un ruolo chiave nel trasmettere la corretta alimentazione attraverso percorsi motivazionali legati a stili di vita e scelte alimentari. L’educazione alimentare rivolta al bambino va integrata in chiave pedagogica e si esprime a tutt’oggi attraverso ricerche d’intervento, progettualità didattiche e studi descrittivi.

I percorsi svolti devono essere considerati come stimolo iniziale e/o rinforzo positivo di un’educazione di base che nasce in famiglia. Il nuovo approccio educativo vede il bambino diventare soggetto di azioni positive attraverso l’utilizzo di una strategia comunicativa basata sulle parole e sul gioco. Stimolando la curiosità tramite l’utilizzo di strumenti visivi che aiutano a focalizzare attenzione e concentrazione si possono coinvolgere attivamente i bambini riuscendo, così, ad ottenere un feed back positivo. Essi possono rappresentare il punto di partenza per un percorso familiare condiviso che, in questo caso, necessiterebbe di un supporto di riferimento più stabile oltre al singolo progetto di base. In tal senso l’Educazione Alimentare viene considerata come una specifica area di intervento.

La differenza consiste nel coinvolgere non solo famiglia e scuola, ma anche le industrie alimentari e le Istituzioni, per trasmettere un messaggio chiaro, univoco per il corretto benessere.

Nelle famiglie è necessario educare i genitori affinché siano in grado di compiere scelte alimentari consapevoli. Devono essere informati sui rischi di un’alimentazione ricca di grassi, di zuccheri semplici (legati soprattutto all’utilizzo di bevande zuccherate) e calorie in eccesso in concomitanza di una scarsa attività fisica.

Nelle scuole è necessario inserire attività curriculari trasversali volte a trasmettere conoscenze scientifiche in ambito nutrizionale e alimentare. Insegnanti, bambini e genitori dovrebbero avere la possibilità di fare riferimento a specifiche figure tra le quali quella del Dietista per avere un supporto professionale dal punto di vista scientifico e di educazione alla salute in un percorso di educazione alimentare personalizzata e personalizzante che possa svilupparsi anche come fattore di umanizzazione. È importante sviluppare laboratori condivisi che insegnino a scegliere in modo consapevole gli alimenti della vita quotidiana e che promuovano un’adeguata attività fisica per il raggiungimento di un sano stile di vita.

Nelle aziende alimentari è necessario creare collaborazioni con le istituzioni sanitarie al fine di trasmettere messaggi chiari anche attraverso i prodotti venduti e sponsorizzati. Le aziende si devono impegnare a promuovere la produzione di alimenti con un adeguato apporto calorico e un basso apporto di sale, grassi (soprattutto saturi) e zuccheri.

Nelle istituzioni sanitarie è necessario sensibilizzare Pediatri e Medici di famiglia riguardo al tema dell’educazione alimentare affinché siano in grado di indirizzare correttamente i loro pazienti verso un percorso con un team multidisciplinare che si occupi specificatamente del singolo individuo.

 

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