Esprimiamo forte preoccupazione e profondo dolore per l’attacco aereo che questa mattina ha colpito il centro di detenzione per migranti e rifugiati di Tajoura. Non abbiano parole per esprimere quello che proviamo nell’apprendere la notizia che oltre 40 persone sarebbero morte tra la popolazione detenuta e gli operatori umanitari.

 

Siamo a Tajoura dall’inizio del nostro intervento in Libia per portare aiuto di prima emergenza. Abbiamo ascoltato le storie dei migranti piene di dolore e di speranza. E nonostante le difficoltà di intervenire in un contesto così difficile, avremmo continuato a portare i nostri aiuti per alleviare il loro dolore. Ora questo attacco ci riempie di sconforto.

 

Il nostro staff presente in Libia – che solo lunedì aveva visitato il centro per monitorarne le condizioni e valutare le necessità dei detenuti – è già sul posto per fornire assistenza e aiuto.

 

Il nostro lavoro in contesti di emergenza umanitaria è da sempre caratterizzato da princìpi di umanità, neutralità, indipendenza e imparzialità. Ed è per coerenza e rispetto di questi princìpi che abbiamo deciso d’intraprendere le nostre attività in Libia, per migliorare le condizioni dei migranti nei centri di detenzione: continueremo ad impegnarci per aiutarli per quanto ci è possibile, e parallelamente auspichiamo l’avvio immediato di soluzioni per garantire la loro sicurezza e dignità.

 

Attualmente Helpcode lavora in cinque centri governativi gestiti dal Dipartimento per la lotta  all’immigrazione clandestina (Dcim) del governo di Concordia Nazionale della Tripolitania –  a Trik al-Sikka, Trik al-Matar, Al Joudeida, Khoms e Tajoura. Nonostante le difficili condizioni in cui tutte le organizzazioni e gli operatori si trovano ad agire a causa della guerra scoppiata nel Paese, Helpcode porta avanti la propria attività, proseguendo con la distribuzione di beni di prima necessità e kit igienici ai detenuti dei centri e gli interventi per migliorare l’aerazione e l’illuminazione delle stanzeripristinare i servizi igienici. Il progetto prevede anche un’attività di protezione, ovvero la segnalazione di casi specifici di vulnerabilità a Unhcr e Oim per facilitare le procedure di ritorno volontario o di corridoio umanitario per i casi più vulnerabili.