Secondo gli ultimi dati dell’OMS, al 3 aprile il COVID-19 ha contagiato quasi 1 milione di persone e ha causato oltre 50 mila decessi nel mondo. La pandemia ormai è evidente anche nei numeri, con positivi registrati in 206 Paesi.
Da quanto riporta l’Afp (Agence France-Presse), 4 miliardi i persone, metà della popolazione mondiale, sarebbe costretta o invitata a stare a casa dai propri governi nazionali.
Il quadro globale è in continua e rapida evoluzione. Ecco il punto di questa settimana su quello che sta succedendo nei Paesi in cui operiamo.
COVID-19: cosa succede in Mozambico, 3 aprile
Il 1° aprile il Mozambico è entrato in “stato d’emergenza” e il giorno successivo 10 casi di positività sono stati confermati nel Paese. Se la situazione dovesse peggiorare il governo è già pronto a dichiarare il blocco totale.
Lo stato di emergenza prevede comunque misure restrittive: la quarantena domestica obbligatoria per tutti coloro che sono tornati in Mozambico dall’estero o che sono stati in contatto con qualcuno che è risultato positivo al COVID-19; l’annullamento di tutti gli eventi pubblici e privati, tra cui cerimonie religiose, eventi culturali, attività sociali, sportive e manifestazioni politiche; la limitazione dei movimenti delle persone; la limitazione dei movimenti alle frontiere a eccezione dell’importazione ed esportazione di merci o per motivi di salute; la chiusura di ristoranti, caffè, locali notturni e chiese (cioè i luoghi in cui le persone si aggregano); la pianificazione del lavoro su turni sia nel settore pubblico che privato; l’adozione delle misure di prevenzione definite dal Ministero della Salute mozambicano in tutti gli enti pubblici e privati.
Le misure previste dallo stato di emergenza hanno creato un grande dibattito. La preoccupazione è che queste decisioni sembrano non aver considerato la situazione in cui vive la maggior parte della popolazione mozambicana e l’impatto sulla loro economia e il loro sostentamento.
Come scrive il sito Club of Mozambique:
Non poter uscire di casa significa che quasi sette milioni di mozambicani non saranno in grado di guadagnare un salario giornaliero e di mettere cibo sulla tavola. Solo 1,2 milioni di persone nel nostro Paese hanno un lavoro statale o nel settore privato con un contratto e uno stipendio alla fine del mese.
La distanza sociale proclamata dalle autorità sanitarie è un’utopia per gli oltre 20 milioni di mozambicani che vivono in abitazioni precarie fatte di bastoni o canne e tenute insieme, nella maggior parte dei casi, dal fango.
In realtà, supponendo che il nuovo Coronavirus si sia già diffuso tra di noi attraverso vari viaggiatori asintomatici provenienti dai Paesi vicini e dall’Europa, confinare i Mozambicani nelle loro case potrebbe portare solo alla condivisione dell’infezione tra i membri della stessa famiglia, come è comune durante le epidemie cicliche di colera che il Mozambico sperimenta.
Il nostro personale in Mozambico sta bene. È attivo il lavoro da remoto e le riunioni sono tenute via Skype. Ci si può recare in ufficio solo se necessario e a turni con non più di una persona per stanza, come da norme governative.
La prossima settimana distribuiremo alle famiglie vulnerabili della provincia di Maputo, identificate con i Servizi Distrettuali per la Salute, cibo secco (riso, fagioli, biscotti, pasta, olio, sale, zucchero, tè e altro) rimasto da marzo o acquistato per il mese di aprile per le mense scolastiche che sosteniamo nel territorio (ora chiuse come tutte le scuole).
L’atelier sartoriale che sosteniamo a Gorongosa sta producendo maschere in capulana da distribuire tra il personale sanitario, le famiglie vulnerabili e gli altri soggetti che ne hanno più necessità.
COVID-19: cosa succede in Nepal, 3 aprile
Il Nepal ha deciso di estendere il blocco totale del Paese fino all’8 aprile. Dalla scorsa settimana il numero di contagiati è raddoppiato, ma essendo molto basso il dato di partenza si hanno solo 6 casi di persone positive al COVID-19 su 1.184 testate nel Paese, tra cui una già guarita. Al momento non si registrano ancora morti ufficiali per il virus. Il direttore del Bir Hospital di Kathmandu, il dottor Kedar Senchuri, ha dichiarato però che nel suo ospedale ci sono state due morti di pazienti sospettati di aver contratto l’infezione da Coronavirus. Il dottor Senchuri ha riportato come fossero stati fatti tamponi a entrambi questi pazienti e inviati al National Health Health Laboratory per i test, ma i due pazienti sono deceduti prima dei risultati.
Dopo la preoccupazione per la carenza di farmaci, il Nepal ha speso oltre 6,25 miliardi di rupie (circa 47 milioni di euro) per l’acquisto di beni di prima necessità, medicine e generi alimentari soprattutto. Nel periodo dal 24 al 31 marzo, secondo il Dipartimento delle dogane nepalese sono stati spese 282,3 milioni di rupie per l’acquisto dei soli medicinali.
Nel frattempo le stazioni radio locali e le TV vengono mobilitate per diffondere quotidianamente messaggi per prevenire il contagio. La polizia cittadina e la polizia stradale controllano la gente che esce da casa, e ovunque sono affissi grandi striscioni e poster informativi.
Il Nepal ha adottato misure preventive senza precedenti, cercando di imparare dall’esperienza di Cina e Corea del Sud. Diagnosi di laboratorio per i casi sospetti, messa in quarantena e cure per i positivi, tracciamento di chi è venuto in contatto con i contagiati e loro isolamento, mantenimento della distanza sociale, isolamento casalingo per tutto il Paese: attraverso questi comportamenti il governo nepalese punta a combattere l’epidemia di COVID-19.
Ovviamente, la pulizia delle mani e l’igiene personali rimangono tra le pratiche principali per contenere il contagio. Il governo continua quindi a promuovere il corretto lavaggio delle mani, così come la sanificazione delle superfici con disinfettanti adatti. Allo stesso modo, propone stili di vita sani e una dieta equilibrata per ridurre lo stress dell’isolamento casalingo.
COVID-19: cosa succede in Repubblica Democratica del Congo, 3 aprile
A Bukavu, la città in cui Helpcode opera, si sono registrati i primi due casi di positività al Coronavirus. Sommando tutti la Repubblica Democratica del Congo si arriva a un totale di 134 casi, con 13 morti e 3 guariti.
Il governo ha rafforzato la sicurezza delle frontiere e ha annunciato la sospensione dei voli da tutti i paesi ad alto rischio. Un quartiere di Kinshasa è in blocco totale per 14 giorni a partire da lunedì.
Per quanto riguarda Bukavu, non è consentito entrare o uscire dalla città per almeno 14 giorni, in modo per impedire la diffusione dell’epidemia nelle aree rurali.
Il nostro personale a Bukavu lavora da casa il più possibile e mantiene le distanza minime di sicurezza ogni volta che si trova insieme ad altre persone. Le riunioni sono state cancellate per il prossimo futuro.
COVID-19: cosa succede in Cambogia, 3 aprile
Il Ministero della Sanità ha confermato a oggi 114 contagi da COVID-19 e 35 guariti.
Per mantenere la stabilità finanziaria, la Banca nazionale della Cambogia ha emesso una circolare sulla ristrutturazione dei prestiti durante l’epidemia in cui dichiara il sostegno alle attività economiche e la mitigazione dei mutui per coloro che si trovano in difficoltà a causa di un calo delle entrate. Inoltre, la Banca nazionale ha invitato anche gli istituti bancari e finanziari a prestare attenzione ai clienti e alle aziende che fanno fatica a pagare i prestiti.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha vietato le esportazioni di riso dal 5 aprile fino a nuovo avviso, per garantirne l’approvvigionamento al Paese. Inoltre, sono stati chiusi i casinò e i club sportivi.
Come la settimana scorsa, le nostre attività sul campo rimangono ferme per la chiusura delle scuole e per il divieto del governo di operare nelle comunità.
COVID-19: cosa succede in Tunisia, 3 aprile
Al momento in Tunisia ci sono 455 casi confermati di contagiati, 3 sono guariti e 14 sono deceduti.
Le restrizioni già adottate nelle settimane scorse rimangono tutte ancora in vigore. L’impatto economico di queste restrizioni sta facendo montare la tensione sociale nel Paese.
COVID-19: cosa succede in Libia, 3 aprile
In Libia si registrano 10 casi di positività al Coronavirus e 1 decesso (queste sono le cifre ufficiali – ricordiamo ancora che la capacità diagnostica del Ministero della Sanità libica è molto scarsa)
Nel Paese c’è ufficialmente un coprifuoco dalle 14 alle 7 e permangono le restrizioni già operative nelle scorse settimane.