L’intervista doppia a Walter e Magda, i due sostenitori che a fine 2014 hanno incontrato la bambina sostenuta a distanza…
Perché e quando hai deciso di iniziare un sostegno a distanza?
Perché Walter, il mio compagno, lo faceva di già e avere come progetto comune l’adozione di una bimba è entusiasmante, quando ognuno di noi ha già 2 figli ciascuno… Sabina è un po’ la nostra bimba!
Che cosa hai provato quando hai ricevuto la prima foto della bambina? E la sua prima letterina?
Tenerezza!
Perché hai deciso di andare a conoscerla?
Andavamo in vacanza in Nepal ed è stato entusiasmante poter incontrare quello che spesso o forse sempre è un rapporto epistolare.
Sarebbe stata un grande occasione sprecata non farlo e devo dire che senza la forte volontà anche Vostra e di Fabio (Responsabile Helpcode in Nepal), non sarebbe stato possibile.
Quando si è svolto il viaggio? e come è avvenuto l’incontro con Sabina?
Il viaggio è stato e sarà indimenticabile.
Abbiamo iniziato proprio con la visita a Sabina, infatti, appena arrivati in albergo, come concordato via mail, nonostante il grande ritardo del volo da Istanbul, Fabio e i partners nepalesi ci sono venuti a prendere e con un mezzo del Helpcode siamo andati ad acquistare doni per Sabina e per la sorellina più grande (vestiti e scarpe) oltre a riso e lenticchie per la famiglia.
Il tutto con la supervisione degli operatori locali o partners nepalesi onde non rompere equilibri sociali già di per sé precari come, con grande chiarezza, ci ha spiegato Fabio.
Perché e quando hai deciso di iniziare un sostegno a distanza?
Non ricordo esattamente quando ma so che quella di Sabina a Katmandu è la seconda adozione a distanza sulla quale mi impegno.
Che cosa hai provato quando hai ricevuto la prima foto della bambina? E la sua prima letterina?
Prima cosa mi è venuta in mente la prima bimba la cui prima foto mi emozionò vedendo una piccola bimba, proprio come Sabina con grandi occhioni che mi parlavano.
Con la prima letterina si tende a creare un rapporto privilegiato con la bimba che adotti. Io sono stato anche più fortunato perché ho avuto l’immenso piacere di incontrarla.
Perché hai deciso di andare a conoscerla?
Avevamo organizzato un trekking in Nepal e, dovendo sostare tre giorni a Katmandu, abbiamo pensato che sarebbe stato bello conoscerla.
Quando si è svolto il viaggio? e come è avvenuto l’incontro con Sabina?
Il viaggio si è svolto a novembre 2014 per 15 giorni. Dobbiamo ringraziare lo staff della sede italiana di Helpcode, in particolare Federica che ha fatto di tutto per organizzare il contatto con l’associazione a Katmandu; e Fabio, egregio rappresentante di Helpcode a Katmandu e lo staff di supporto nepalese.
La famiglia di Sabina con Fabio De Cagno, il nostro Responsabile Paese e il suo collaboratore Bharat Pathak (sulla destra)
Che cosa ti ha colpito di lei e del suo mondo?
Beh tutto il Nepal è un mondo particolare . Esistono livelli sociali che sono opposti tra di loro. Povertà ….direi dignitosa povertà accanto ad una piccola borghesia. Sabina sfortunatamente rientra nella prima. Ho visitato la sua casa , il suo quartiere. Mi ha colpito la semplicità di vita di questa bimba, dei suoi fratellini e della sua mamma.
Ti sei fatto un’idea più chiara di come opera Helpcode in Nepal?
Sulla operatività della Helpcode nulla da eccepire. Persone competenti e veramente impegnate sul territorio a dare una mano tendente ad una emancipazione di quel popolo e dei popoli in generale del terzo mondo. Con Fabio chiacchieravamo e dicevo che sarebbe bello individuare, tra questi ragazzi che fanno i corsi scolastici normali, dei bimbi particolarmente dotati intellettualmente ed accompagnarli con sostegni a distanza sino alle scuole superiori e forse, perché no, sino alla università. Verificarne i modi e la fattibilità potrebbe essere una idea che dovrebbe sviluppare Helpcode.
Che cosa ha aggiunto questo viaggio alla tua esperienza di sostegno a distanza?
La mia esperienza la giudico estremamente positiva ma, ripeto, è il secondo sostegno a distanza e quindi scherzando posso dire di sentirmi quasi un “veterano”.
L’immagine più bella che ti porterai dentro dopo questo viaggio?
Il viso di Sabina.