28 ottobre 2015, una data che verrà scritta nei libri di storia: con 327 voti dal parlamento su 231, la cinquantatreenne Bidhya Devi Bhandari è stata eletta nuovo presidente del Nepal.
Femminista e leader del partito comunista, la Bhandari si batte da anni per i diritti delle donne del paese e con la sua elezione dimostra il reale impegno dello stato a puntare verso una universale parità di genere, trasfigurando radicalmente l’immagine attuale della società nepalese, a netta predominanza maschile.
“Wind of change”. L’elezione è stata approvata a seguito della riforma costituzionale del mese scorso, che ha trasformato il Nepal da monarchia a repubblica federale, costituita da sette stati ai quali viene riconosciuta ampia autonomia amministrativa.
La nuova costituzione, la cui stesura è stata fortemente influenzata dalla neopresidentessa, si ispira a una concezione laica della politica nazionale, in discontinuità rispetto all’induismo ortodosso professato dalla precedente monarchia.
Una conquista faticosa, che è costata la vita ad almeno 44 persone durante le proteste di queste ultime settimane. Oggetto delle tensioni è stata proprio la carta costituzionale, animatamente criticata non solo dall’opposizione, ma anche dalle minoranze tharu e madhesi, che accusano di essere state discriminate.
Per questo la Bhandari, al discorso inaugurale, ha promesso che le sue priorità saranno il sostegno dei diritti delle donne nepalesi e una maggiore equità sociale tra i vari gruppi etnici.