A fine 2014, quando abbiamo elaborato e presentato la prima proposta di progetto1 che ci ha permesso di iniziare a lavorare sul tema dell’educazione alla pace a Gorongosa, si erano da poco svolte le elezioni generali in Mozambico. A queste era seguito un periodo di sospensione negli scontri armati che, dal 2012, avevano interessato la zona centrale del Paese e che avevano avuto il loro epicentro proprio nel Distretto di Gorongosa. Nell’anno che aveva preceduto la presentazione di quella proposta, il team locale di Helpcode aveva visto le comunità insediate ai piedi della Serra rifugiarsi nei centri temporaneamente allestiti per accogliergli, o abbandonare le loro case per spostarsi verso l’interno, lontano dalla strada che collega Gorongosa a Nhamapadza e sulla quale si erano verificati scontri armati con frequenza quasi giornaliera. Aveva visto le scuole e i centri di salute chiudere, le attività agricole abbandonate. Dopo le elezioni, alcune famiglie erano tornate nelle zone di origine, avevano preparato i campi, i colleghi sul campo avevano ripreso a spostarsi per controllare i danni, parlare con i direttori delle scuole, capire da dove ricominciare.
In quel primo progetto, l’educazione alla pace era vista come uno strumento che avrebbe permesso di avviare, a livello locale, un processo di ricostruzione del tessuto sociale e comunitario che si intendeva, insieme ai beneficiari diretti e alle istituzioni, come un requisito essenziale per la ripresa sostenibile delle attività economiche e dei servizi sociali di base. Con la Scuola di Pace si era pertanto pensato alla possibilità di raccogliere le storie delle persone le cui vite avevano subito le conseguenze del conflitto, che potessero essere analizzate nei dialoghi comunitari, decostruite e usate come punto di partenza per la costruzione di una cultura di pace. Dopo la ripresa e l’intensificarsi del conflitto già a febbraio 2015, ancora prima dell’avvio effettivo del progetto, fu immediatamente chiaro che non sarebbe stato appropriato proporre ai beneficiari un’attività del genere: non solo non si sarebbero sentiti al sicuro, ma una riflessione su quanto accaduto sarebbe stata adeguata solo se inserita all’interno di un processo più ampio di riconciliazione nazionale.
A partire da agosto 2016, con la realizzazione della prima formazione a cura della Scuola di Pace di Monte Sole, insieme al gruppo di insegnanti che costituisce il nucleo originale degli autori del libro, il campo di lavoro, si è allargato, passando dal conflitto armato ai conflitti intesi come dimensione costitutiva delle relazioni umane che, se gestiti in modo non violento, possono contribuire ad evolvere e rafforzare le relazioni a livello intersoggettivo, così come a livello sociale e politico.
È iniziato così un processo di dialogo e di lavoro sull’educazione per la costruzione di una cultura di pace, a partire dalla scuola – l’ambito in cui Helpcode interviene a Gorongosa e in Mozambico da trent’anni – processo che è continuato e si è ampliato a partire dal 2018 grazie al supporto dell’Unione Europea, con il progetto “Cultura e pace mano nella mano”. Il sostegno dell’Unione Europea ha permesso non solo di consolidare gli approcci e le metodologie di lavoro che sono presentati in questo volume, ma anche di costruire un modello di intervento multidimensionale che unisce l’educazione alla pace alle attività a supporto del settore che Helpcode realizza in modo continuativo a Gorongosa: distribuzione di materiale scolastico, formazione di insegnanti e dei Consigli Scolastici, riabilitazione e costruzione di infrastrutture scolastiche, promozione di campagne di sensibilizzazione sul diritto all’educazione, uguaglianza di genere e lotta contro i matrimoni prematuri attraverso il cinema mobile e la Radio Comunitaria di Gorongosa, collaborazione con le istituzioni di riferimento a sostegno delle famiglie vulnerabili e dalla salute dei bambini e degli adolescenti.
Questo modello di intervento multidimensionale si basa su quello che abbiamo appreso in questi anni, grazie al dialogo con gli insegnanti, con gli alunni, le famiglie, i membri dei Consigli Scolastici, le istituzioni locali, i partner di cooperazione:
Queste lezioni apprese ci sembrano particolarmente rilevanti alla luce dei cambiamenti in corso a Gorongosa e nel Paese e delle emergenze e crisi multidimensionali che lo hanno attraversato negli ultimi anni: la prosecuzione del conflitto nelle Province centrali del Paese, il ciclone Idai e gli effetti cronici del cambiamento climatico sulle strategie di sopravvivenza delle famiglie, la firma dell’Accordo di Pace nell’agosto del 2019 proprio a Gorongosa e l’avvio del processo di smobilitazione degli ex combattenti, la pandemia e le conseguenze socio-economiche delle misure di contenimento, l’aggravamento del conflitto a Cabo Delgado.
I trend globali mostrano che la violenza è diventata il più grande ostacolo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Si prevede che entro il 2030 più dell’80% delle persone in condizione di povertà estrema vivrà in paesi colpiti da violenza e conflitti2. L’UNHCR Global Trends Report 2018 mostra che un numero senza precedenti di 70,8 milioni di persone sono forzatamente sfollate a causa di persecuzioni, conflitti e violenze. Studi come il rapporto congiunto delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale “Pathways for Peace”3 mostrano anche che i conflitti violenti oggi sono più complessi che in passato e sempre più prolungati, coinvolgendo più gruppi armati non statali e attori regionali e internazionali. Tutti i paesi, compresi quelli del Nord del mondo, affrontano il rischio di violenza e di disordini sociali mentre i governi e le istituzioni si devono confrontare con le percezioni di esclusione legate alle disuguaglianze tra i gruppi sociali. Questo richiede un aumento degli sforzi da parte di più attori per concentrarsi sulla prevenzione, sia del verificarsi sia dell’escalation di violenza. Secondo il più recente Summary of Trends4 pubblicato dall’Hub per l’SDG16, i conflitti prolungati e le guerre hanno portato a una fragilità cronica, a traumi psicosociali ed economici e alla distruzione del patrimonio culturale. Le società colpite da un conflitto in corso richiedono dialogo, fiducia, costruzione del consenso, e riconciliazione “per costruire ponti per la pace”.
L’educazione alla pace e la costruzione di una cultura non violenta sono intesi come elementi fondamentali per il raggiungimento dell’SDG16 e per la promozione e la difesa dei diritti umani. Secondo l’Integrated Framework of Action on Education for Peace, Human Rights and Democracy5, approvato alla Conferenza Internazionale sull’Educazione del 1994 e formalmente adottato alla Conferenza Generale dell’UNESCO nel 1995, “il fine ultimo dell’educazione alla pace, ai diritti umani e alla democrazia è lo sviluppo in ogni individuo del senso dei valori universali e dei tipi di comportamento su cui si basa una cultura di pace. È possibile identificare, anche in contesti socio-culturali diversi, valori che probabilmente saranno universalmente riconosciuti”.
Nella visione di quanto realizzato a Gorongosa, comunità e scuole che apprendono e mettono in pratica i principi e gli strumenti di educazione alla pace sono comunità in grado di proteggere i diritti umani di tutti, sono comunità e scuole inclusive e partecipative, che non discriminano sulla base del genere, della religione, della condizione di vita, sono scuole e comunità che creano un ambiente di apprendimento nel quale le forme di violenza o abuso fisico, sessuale o verbale sono sostituite da modalità non violente, alla luce di una maggiore comprensione dei driver del conflitto nel quotidiano e di come trasformarli in maniera non violenta e di una maggiore conoscenza dei diritti dei più vulnerabili.
Con questo libro vogliamo raccontare l’esperienza di educazione alla pace che si è svolta a Gorongosa dal 2016 e presentare in modo sistematico, grazie all’impegno degli insegnanti della scuola primaria e dei colleghi della Scuola di Pace di Monte Sole, gli approcci e gli strumenti utilizzati.
Vorremmo anche contribuire attivamente al dibattito sulla prevenzione, la risposta e il recupero post-conflitto nel paese, in conformità con la Strategia per la preparazione, la risposta e il recupero del settore dell’educazione in situazioni di emergenza (2020-2029) lanciata dal Ministero dell’Educazione e dello Sviluppo Umano (MINEDH) ed elaborata dal Gruppo di coordinamento dell’educazione nelle emergenze su raccomandazione del Consiglio tecnico del MINEDH. Secondo la Strategia, “il sistema educativo dovrebbe essere orientato a rafforzare il superamento dei pregiudizi e dell’intolleranza tra gruppi etnici e cittadini, attraverso un curriculum che promuova i diritti umani e l’educazione alla pace, al rispetto e alla tolleranza. Questo è ciò che cerchiamo di fare a Gorongosa, e ciò che – come ONG internazionale – abbiamo la responsabilità di condividere con tutti gli attori impegnati nello sviluppo sostenibile e inclusivo in Mozambico.
Oltre al libro, un video realizzato da Paolo Ghisu e Fabio Ghisu ci permette di ascoltare direttamente dalla voce di Edna Nhacuvingua Matenda, Luis Arcanjo Victor Horacio, David Julio Pedro Limpo, Elisa Francisco Malungane e Mariateresa Muraca la loro esperienza, e cosa significa essere insegnanti-attivisti a Gorongosa.
(1) “Resilienza a Gorongosa: Intervento integrato e partecipato per una Pace duratura nella Serra di Gorongosa attraverso la riattivazione dei processi sociali e di sviluppo economico-produttivo, delle attività scolastiche e dei servizi di salute di base e la promozione dell’uguaglianza di genere” (2016-2019), finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale del Governo italiano e realizzato da Helpcode sotto il coordinamento di Terres des Hommes Italia e in collaborazione con la Scuola di Pace di Monte Sole.
(2) https://www.sdg16hub.org/system/files/2019-07/GA%20SDG16%2BReport%20-%20SUMMARY%20OF%20TRENDS.pdf
(3) https://openknowledge.worldbank.org/handle/10986/28337
(4) https://www.sdg16hub.org/system/files/2019-07/GA SDG16%2BReport – SUMMARY OF TRENDS.pdf
(5) https://www.gcedclearinghouse.org/resources/declaration-and-integrated-framework-action-education-peace-human-rights-and-democracy
Foto realizzate da Paolo e Fabio Ghisu