Salgono ripide le montagne fuori dalla valle di Kathmandu, ma le vette sono dolci, basse, ed è sufficiente quel verde scuro a dare il senso di umidità che non ti lascia più in pace e diventa normale. Lo spettacolo delle strade tiene testa a quello della natura; cerchiamo un posto dove dormire a Darachoke, una guest house, è la sera del primo giorno nei campi, passato a fotografare bambini. E il Nepal mi sta regalando emozioni uniche, incredibile, che spero le foto possano riuscire a raccontare.
La prima sera a Darachoke sono investito finalmente dalla commozione e dall’emozione: la situazione è selvaggia, la foresta è fitta e umida, sembra caderti addosso dal ciglio della strada, i fuochi accesi e le lampadine al tungsteno dentro i piccoli negozi del paese sono gli unici squarci di luce, e i rumori degli insetti sembrano amplificati con un artificio: si nascondono solo quando un camion passa sfrecciando, suona il clacson per far scappare i bambini, minacciando apertamente di non fermarsi per il primo pedone che voglia osare attraversare.
Non solo. I bambini dei centri di Helpcode sono stati un’esperienza forte nel pomeriggio, è stato difficile trattenere manifestazioni di commozione quando ci hanno accolto cantando in coro, congiungendo le manine e urlando gioiosi: namaste! Ne abbiamo visitate quattro nei dintorni di Darachoke, ognuna in un villaggio in cima a una vetta, alla fine di una lunga escursione in macchina fin dove possibile, e poi a piedi, nel cuore delle foreste di bambù e banano, dopo aver camminato per sentieri invisibili se non fosse per il passo sicuro dei dipendenti del Helpcode, che quasi corrono senza sentire la stanchezza per queste salite così toste. Tokdang, Majhgoun, Drusa e Chaibung sono i nomi dei quattro villaggi visitati nel primo giorno. Ognuno di essi presenta una struttura simile: gabbie di legno per polli e bufali anticipano il cuore della piccola comunità, poi iniziano a sorgere le piccole case dei contadini, a volte in legno, a volte in mattone, a volte di cotto.
Poche sono vicine tra loro, e più spesso pollai, campi e pascoli separano un’abitazione dall’altra, accompagnando così il villaggio ad espandersi nelle crepe della foresta. Si incontrano anziani signori accovacciati sui glutei, che ti osservano curiosi e gentili, e rispondono sempre al saluto quasi con gioiosa sorpresa: se ti fermi da loro, lo sforzo per comunicare lo fanno sempre.
Le scuole di Helpcode sono belle, decorate e coloratissime, e davanti a qualche porta si capisce che la stanza ospita un asilo, perché si trova un ordinato insieme di piccole ciabatte: ti affacci all’interno, e una manica di dieci bambini di al massimo sei anni ti fissa impietrito e affascinato, bloccato dalla sorpresa: basta un namaste per farli ridere e iniziare a giocare con loro, a fotografarli felici e a lasciarsi catturare dai loro occhi grandi e brillanti, dai loro sorrisi spontanei. La giornata non può che volare nonostante la stanchezza e l’umidità, ed è lì che mi trovo a pensare, in macchina, mentre costeggiamo il fiume e raggiungiamo la guest house, a quale meraviglia ho la fortuna di vedere.
Le attività di Helpcode in questo periodo sono di fondamentale importanza, perché tutto il meccanismo del “Sostegno a Distanza” parte da qui: gli operatori dell’ufficio della capitale viaggiano per ore per raggiungere i paesi di montagna fuori dalla valle di Kathmandu, e spesso per ore camminano, perché certi villaggi sono impossibili da raggiungere in macchina nonostante la grande Toyota di cui dispone l’ufficio. Una volta arrivati nelle scuole, si occupano di pesare i bambini, misurarne l’altezza, intervistarli per approfondire la conoscenza della situazione dei singoli, delle famiglie e della comunità, discutono a lungo con i maestri e le maestre sui futuri lavori da organizzare insieme, o sulle attività da svolgere.
A emozionare maggiormente è il clima di grande entusiasmo e rispetto per Helpcode: a partire dai bambini, che riconoscono da lontano la macchina e iniziano a gridare gioiosi quando ci vedono da lontano, alla grande attenzione dei grandi, che offrono sempre una tazza di tè, fanno domande, offrono aiuto e sorridono. Sempre. Il sorriso, la gratitudine, il rispetto sincero e non ossequioso, ma emozionato sono i tratti comuni di chi popola queste montagne, per i quali l’aiuto materiale di Helpcode fa una differenza enorme, e non si limita ad offrire, ma quasi impone una speranza meravigliosa, quella di far crescere un enorme numero di bambini in un ambiente scolastico sano e organizzato, in un paese dove tali condizioni sono molto difficili da trovare, nonostante le sue incredibili meraviglie.