Mentre le scuole erano chiuse, i bambini hanno aiutato le mamme a preparare ghirlande di fiori e polveri profumate. Un buon odore di pane alle verdure cotte al sole e una piacevole aria di festa si è sparso per le strade della capitale. Quello della celebrazione del Tihar, la settimana scorsa, è stato un momento di speranza dopo il lungo blocco di rifornimenti alle frontiere che aveva riempito le stesse vie di lunghe file di auto e moto in coda alle stazioni di servizio per assicurarsi qualche goccia di carburante.
Il Tihar, la festa delle luci, ha regalato al Paese cinque giorni di colori, preghiere e serenità, per celebrare la sentita festività indù dedicata non solo agli esseri umani e agli dei, ma anche agli animali: un buon auspicio per tutte le forme di vita. Milioni di lucine e lampade a olio decorate hanno illuminato città e villaggi nepalesi, alleggerendo i cuori di milioni di persone, molte delle quali ancora in difficoltà dopo il devastante terremoto del 25 aprile scorso.
Ogni anno, in questa occasione, ornacchie, corvi, cani, buoi e mucche vengono venerati con piatti ricchi di dolci e delizie, posti sui tetti o vicino alle case, in segno di gratitudine per il divino legame tra l’uomo e gli animali.
L’intera giornata del venerdì, poi, la più importante, consacrata al rapporto tra fratelli e sorelle, racconta il valore profondo e viscerale dell’unione fraterna: un modello di condivisione a cui ispirarsi anche qui, in vista del nostro Natale.