Il mio viaggio con Helpcode parte dal lavoro in sede a Genova, per poi approdare a Cabo Delgado, regione a nord del Mozambico per un progetto di protezione delle donne vittime di abusi legati al conflitto. Helpcode svolge qui attività di risposta all’ emergenza umanitaria e di prevenzione alla violenza.  

Cabo Delgado, è una regione complessa, zona di confine tra Mozambico e Tanzania, lontanissima dalla capitale e terra dilaniata da un conflitto scoppiato nel 2017. Come tutti i conflitti le radici sono intricate e sotterranee.  

Ci vuole un cuore forte per lavorare qui, per vedere la mole di povertà, la costante mancanza di tutto, la difficoltà a reperire l’acqua, a garantire cibo, case dignitose, istruzione e sanità, a rispondere ai bisogni primari. Sulle strade si riversano bambini lavoratori, a volte piccolissimi, donne e uomini dalle mani nodose che vendono a bordo strada per un paio di metical. Si respira un generale senso di sconfitta e abbandono, nel lento, immobile silenzio di una guerra imprevedibile, fatta di attentati e sotterranee violenze, bambini soldati, donne rapite e rese schiave. Le violenze sessuali sono state ritenute arma di guerra, dovuta alla sistematicità con la quale sono legate ai conflitti. Tante, tantissime donne e bambine sono vittime di una brutalità di cui non si può parlare, pena lo stigma e l’esclusione sociale, così dopo sfruttamento, rapimenti, matrimoni e gravidanze premature, si subisce anche il peso del silenzio e della solitudine. Nei centri in cui lavoriamo si parte da sensibilizzazione e riconoscimento della violenza, spesso interiorizzata, dal supporto caso per caso e dall’accompagnamento verso il rinserimento sociale. I corsi di women empowerment sono basati su questo approccio olistico: il supporto economico come strumento per prevenire e contrastare la violenza di genere, per agevolare il reinserimento sociale e la resilienza, al fine di un cambiamento che sia sostenibile nel tempo. Lavoriamo solo con personale locale, legato alle comunità, che conosca già lingue locali e cultura, così da agevolare il dialogo con le donne, entrando con delicatezza nelle loro vite.  

Perché lo facciamo? È una domanda che mi risuona dentro. Da giurista appassionata di processi democratici e diritti fondamentali, mi ritorna in mente l’Articolo 2  della nostra Costituzione che ci richiede il rispetto dei doveri inderogabili di solidarietà sociale: così, io che ho vissuto senza guerre e senza miseria, non posso che rimboccarmi le maniche e sognare che una vita priva di violenza sia possibile ovunque.

Saluti dalle verdi coste del Mozambico!