In Nepal, circa mezzo milione di bambini tra i 5 e i 12 anni non vanno a scuola. Le barriere che devono affrontare per avere accesso all’istruzione e per mantenere gli studi sono innumerevoli e per permettere loro di studiare servono risorse addizionali che al momento non si hanno. C’è ancora molto lavoro da fare per aumentare la qualità dell’educazione e nonostante questo maggiore bisogno di fondi, il budget per l’istruzione è andato a diminuire.
Va detto inoltre che tutti i progressi osservati fin’ora nel campo dell’educazione sono risultati squilibrati, poiché certi gruppi hanno beneficiato poco o niente dei risultati ottenuti. Un’analisi congiunta tra il governo nepalese e UNICEF ha mostrato che più di un quarto dei bambini che non vanno a scuola vivono negli stessi 8 distretti. Un esempio sono le ragazze che appartengono alla comunità Dalit a Terai, che frequentano meno di un anno scolastico contro i dieci anni dei bambini appartenenti ai gruppi più privilegiati.
Secondo UNICEF, in svariati paesi del mondo le risorse pubbliche per l’educazione vengono impiegate in maniera del tutto squilibrata: nei paesi a basso reddito infatti, i bambini più poveri ricevono 18 volte meno risorse rispetto ai bambini di famiglie facoltose, che già normalmente raggiungerebbero i più alti livelli di istruzione.
Il report di UNICEF esorta i governi a una più equa spesa per l’educazione, ove siano prioritari i bisogni dei bambini più marginalizzati: poveri, ragazze, minoranze etniche e linguistiche, bambini con disabilità e che vivono in zone di conflitto.
“Ci sono 1 miliardo di bambini al mondo in età da scuola primaria e secondaria di primo grado. Troppi di loro non ricevono un’adeguata educazione a causa della povertà, dei conflitti e delle discriminazioni dovute al sesso, alla disabilità o all’etnia.” Afferma Yoka Brandt, vice direttore esecutivo di UNICEF. “C’è bisogno di un cambiamento radicale che parta dal fornire più risorse e dal distribuirle in maniera equa.”
La crisi che riguarda l’educazione nel mondo riguarda anche lo stallo in cui si trova il processo per allargare l’accesso allo studio: 58 milioni di bambini in età per la primaria non vanno a scuola, mentre quelli che frequentano le lezioni non stanno effettivamente apprendendo. I dati rivelano che 130 milioni di bambini che raggiungono la 4^ classe non padroneggiano ancora le basi della lettura e dell’aritmetica.
Malgrado questa grave situazione, i fondi pubblici per l’istruzione continuano a diminuire. Per garantire un’educazione universale di base in 46 paesi a basso reddito mancano 26 miliardi di dollari all’anno, un divario che potrebbe essere colmato se le prime 15 aziende che guadagnano di più al mondo donassero il 5% del loro profitto annuale.
“Sappiamo da lungo tempo che l’istruzione può rompere il ciclo di persistente povertà per i bambini, le famiglie e i paesi. Ma per farlo i governi e il settore privato devono non solo investire di più sull’educazione, ma anche investire in maniera saggia.” Dice Brandt.
Il Nepal sta approcciando questa problematica attraverso un piano di riforma il cui obbiettivo è creare una partecipazione equilibrata all’educazione di base, assicurando uguale accesso all’istruzione a tutti i bambini tra i 4 e i 16 anni e utilizzando un approccio basato sui diritti e sulla promozione di un ambiente scolastico a misura di bambino.
Questa strategia sviluppata dal Ministro dell’Educazione è la prima del suo genere nel Sud dell’Asia e dovrà funzionare da guida per implementare nuovi programmi educativi mirati a ridurre il numero di bambini che non vanno a scuola, diminuire i numeri di dispersione scolastica e favorire la partecipazione dei gruppi più svantaggiati.
Fonte: Unicef.org