Arrivo a Tunisi nel pomeriggio di una soleggiata domenica di settembre. Nel paese si celebra la ‘Festa del Montone’ (Aid al-Adha), una delle principali festività per i musulmani.

In giro molta polvere e poca gente, credo siano ancora tutti in spiaggia o in viaggio, a godersi la brezza e i colori stupendi di quest’estate calda, con il termometro spesso sopra i 40°C. In valigia tanti appunti per la scrittura di un nuovo progetto e un libro: ‘Generazione Isis’ di Oliver Roy. Spero mi aiuti a comprendere un po’ meglio le motivazioni che spingono molti giovani tunisini a partire come foreign fighters.

Con Helpcode siamo presenti in Tunisia da febbraio 2017 e lavoriamo su temi legati alla radicalizzazione nei quartieri più difficili della capitale. Lo facciamo assieme a IDH, un’organizzazione di ricercatrici appassionate che promuovono il ruolo dei giovani e delle donne nella prevenzione all’estremismo violento. Sono i giovani e le donne tunisine per la pace.

È proprio la passione di queste donne dinamiche, moderne ed emancipate che mi stupisce e mi incoraggia a vedere il Paese con un occhio positivo e di speranza, nonostante i malumori per la lenta transizione democratica, le difficoltà economiche e non ultima la crisi libica, che scuote i confini.

La Tunisia non cessa di stupirci positivamente e vedo spiragli di luce in settori rimasti pressoché immobili dall’indipendenza del Paese nel 1956. A riprova di questo, il 26 luglio, il parlamento tunisino ha adottato all’unanimità una legge che possiamo definire storica nella battaglia contro la violenza verso le donne. Sempre in tema di parità di genere, il 13 agosto – festa delle donne in Tunisia – il Presidente ha annunciato l’abolizione del divieto per le donne tunisine di religione musulmana di sposare un non musulmano, oltre alla parità assoluta in materia di eredità.

Sono traguardi importanti per un paese del Mediterraneo con cui l’Italia ha importanti legami storici e con il quale vogliamo tessere insieme importanti opportunità di sviluppo.

Martina