Sempre più spesso sentiamo parlare di STEM, un acronimo che arriva dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e indica le materie che riguardano temi scientifici e tecnologici, che ormai permeano la nostra vita quotidiana.
Il Ministero dell’Istruzione spiega come:
Il potenziamento dell’apprendimento delle STEM costituisce una priorità dei sistemi educativi a livello globale, sia per educare le studentesse e gli studenti alla comprensione più ampia del presente e alla padronanza dagli strumenti scientifici e tecnologici necessari per l’esercizio della cittadinanza, sia per migliorare e accrescere le competenze richieste dall’economia e dal mondo del lavoro.
L’innovazione delle metodologie di insegnamento e apprendimento delle STEM nella scuola rappresenta, altresì, una sfida fondamentale per il miglioramento dell’efficacia didattica e per l’acquisizione delle competenze tecniche, creative, digitali, delle competenze di comunicazione e collaborazione, delle capacità di problem solving, di flessibilità e adattabilità al cambiamento, di pensiero critico.
Tra i vari metodi di insegnamento e apprendimento delle discipline STEM uno dei più famosi è il tinkering. Questo termina arriva dall’inglese “To tinker” che significa “armeggiare” o “provare ad aggiustare qualcosa”, ha, insomma, una forte connotazione manuale e un approccio basato su tentativi ed errori, un imparare facendo.
Il tinkering è infatti un approccio dal basso in alto, dove l’arrivo alla soluzione prevede un lavoro che parte dai materiali base, manipolando gli oggetti e operando su di essi. Ed è proprio in questo momento di manipolazione e sperimentazione che ogni errore è occasione di confronto con le proprie azioni per poter migliorare. Non a caso, il fulcro di qualsiasi attività di tinkering è il percorso e non (necessariamente) il risultato finale.
Mitchel Resnick, uno dei massimi esperti di tecnologie educative, ha definito il tinkering come un processo a spirale composto da cinque passaggi: immaginare, creare, condividere, riflettere, per poi tornare a immaginare e riiniziare il ciclo. Insomma, in questa metodologia sono fondamentali il fare e il come lo si fa più che le conoscenze teoriche pregresse: i tentativi, gli errori, il provare e riprovare sono passaggi necessari per capire, crescere e migliorare.
Proprio per la sua filosofia, il tinkering ha molteplici punti positivi a suo favore: favorisce lo sviluppo delle capacità di problem solving e ragionamento astratto; aiuta a potenziare la creatività; promuove inclusività e autostima; incoraggia la collaborazione di gruppo per il raggiungimento di un obiettivo prefissato
Insomma, il tinkering non è solo un approccio, ma anche un laboratorio, un ambiente che sostiene la creatività, un metodo che favorisce il pensiero, l’esplorazione e la scoperta.
Ci sono tanti giochi per allenare bambini e ragazzi con il tinkering e per aiutarli a esplorare sempre di più il mondo delle STEM. Te ne suggeriamo alcuni in un altro articolo del nostro blog.
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