Il piccolo aereo del World Food Programme che trasporta una quindicina di operatori umanitari sorvola la zona di Afungi, la base operativa della Total vicino a Palma, a Cabo Delgado, nel nord del Mozambico. Nella regione sono stati scoperti enormi giacimenti di gas che il Paese vorrebbe sfruttare economicamente. Da quando sono stati individuati nel 2010, il Paese ha attirato investimenti miliardari da parte di alcune multinazionali petrolifere. Tuttavia, un’insurrezione scoppiata nel 2017 da un gruppo jihadista legato ad Al Shabab e causata da un intreccio di motivazioni politiche, sia interne che esterne, religiose ed economiche, è andata via via intensificandosi. Da quando è iniziato, il conflitto ha causato circa 4000 vittime e un milione di sfollati. Un numero altissimo, in una provincia che ha una popolazione di 2 milione di persone. 

La cittadina costiera di Palma è stata teatro di un violento attacco da parte degli insorti all’inizio del 2021, che ha causato decine di morti e costretto migliaia di persone alla fuga. Ed è a Palma che sono atterrato ad inizio febbraio, dopo circa 45 minuti di volo da Pemba, il capoluogo della provincia. È la seconda volta che torno in poco più di un anno per realizzare un reportage video-fotografico delle attività di Helpcode nella regione. Helpcode è attivo con diversi progetti di sostegno psicologico, sociale ed economico a donne e bimbi che hanno subito diversi tipi di violenza e traumi a causa del conflitto. 

Nell’ultimo anno e mezzo la situazione a Palma si è stabilizzata, anche grazie all’intervento di truppe ruandesi e dei Paesi Comunità di Sviluppo dell’Africa Meridionale (SADC). Moltissime famiglie sono tornate e piano piano la vita sta ritornando alla normalità. Le scuole hanno riaperto, i servizi pubblici base hanno ripreso a funzionare, e molte attività economiche, di questa cittadina a pochi chilometri dal confine tanzaniano hanno ripreso. Sono qui per seguire le attività di Helpcode, e per raccontare la quotidianità di chi vive in città.  

Seguo il personale di Helpcode nelle attività di gruppo nei vari quartieri di questa piccola cittadina. Vengono organizzati momenti di svago sia per le donne che per i bambini. Questa terapia di gruppo è fondamentale per superare alcuni dei traumi che le persone hanno vissuto. Ma anche per identificare i casi più complessi di violenza e di vulnerabilità sociale. Alle attività di gruppo vengono affiancate attività individuali, casa per casa, di sensibilizzazione e di supporto psicosociale. Inoltre, vengono organizzati dei corsi di supporto alle attività economiche, con lezioni di alfabetizzazione, educazione al risparmio e alla pianificazione economica. Le basi per aprire delle piccole attività economiche, come la vendita di prodotti di prima necessità, cibo di strada, vestiti. E la produzione e vendita di stuoie colorate, un prodotto tipico di Palma. Passo le mie giornate a conoscere persone che sono state coinvolte in attività di Helpcode, a seguire la quotidianità in casa, al lavoro, e in generale nella città.  

Anche se negli ultimi mesi molte persone sono tornate a casa, a Palma, o in altri villaggi e cittadine della provincia, ad oggi ci sono ancora più di 700.000 sfollati a Cabo Delgado. E così da Palma vado nel distretto di Mueda, una zona interna della provincia dove ci sono diversi campi sfollati. Anche qui torno per il secondo anno di fila. Così come a Palma, anche qui cerco seguo le attività di Helpcode e la quotidianità nei campi. La maggior parte delle persone è qui da anni, molti dall’inizio del conflitto. I motivi per rimanere sono tantissimi. Alcuni hanno perso tutto, e nei campi ricevono assistenza e aiuti umanitari. Molti hanno paura a tornare nella loro terra d’origine. Con il tempo, ci si è riorganizzati. Moltissimi coltivano la terra, anche se le popolazioni costiere sono prevalentemente di pescatori, non abituate al lavoro nei campi. Hanno riaperto le scuole e sono state avviate alcune piccole attività economiche. Ma la vita nei campi mi sembra essere sospesa, con pochissime prospettive di miglioramento. Non c’è lavoro. Si dipende dagli aiuti. Moltissime persone stanno ancora cercando di sorpassare i traumi subiti. Si è rimasti intrappolati in una guerra di cui non si vede la fine. 

E mentre qualche mese fa sembrava che i gruppi ribelli avessero perso forza, negli ultimi mesi sono ripresi con sempre maggiore frequenza gli attacchi in diverse parti della regione. E nelle ultime settimane circa 70,000 persone hanno dovuto abbandonare nuovamente le loro case. Nuovi sfollati, nuove violenze, nuovi traumi.  

Paolo Ghisu

fotografo e videomaker 

Il reportage fotografico e video di questo lavoro verrà pubblicato prossimamente sui canali di Helpcode e di Paolo Ghisu.