Il vostro aiuto per i bambini Mai Mihogo
Grazie di cuore per averci aiutati con la vostra solidarietà a sostenere il progetto di Helpcode a supporto e protezione dei bambini Mai Mihogo nella Repubblica Democratica del Congo.
GRAZIE DAVVERO!
Grazie perché è solo con persone speciali come voi al nostro fianco che possiamo continuare la difesa dei loro diritti e la loro protezione. Voi avete sostenuto il centro Ek’Abana una piccola oasi, arroccata su una collina, protetta da due angeli custodi che sono stati disegnati da un artista di Bukavu per Natalina Isella, la suora laica che ha messo in piedi questo posto. Un regalo che lei ha apprezzato molto perché sostiene siano meglio di due guardiani.
Che si sia religiosi o meno, Ek’Abana è però un luogo protetto davvero. Al suo interno una quarantina di bambine e bambini vivono e crescono nel calore di una famiglia molto allargata, fatta di educatori, e relazioni tra pari. Natalina è un po’ la mamma di tutti.
I bambini Mai Mihogo
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In lingua locale li chiamano i Mai-Mihogo significa manioca-acqua. Sono i bambini e le bambine che vivono in strada. Passano la giornata cercando di barattare l’acqua con la farina di manioca per riuscire a mangiare qualcosa.
Scendono dalle colline verso il lago, dove c’è tanta gente e offrono la loro acqua che portano sulle spalle. Quando piove le strade sono piene di fango e si scivola. Quando non piove, le strade sono comunque insidiose, perché piene di rifiuti e liquami. Sembra davvero una bolgia infermale che non possiamo immaginarci.
La vita a Bukavu è così: dura, pericolosa, piena di insidie.
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Il centro Ek’Abana e le bambine accusate di stregoneria
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Il nostro intervento si concentra a Bukavu – un’area urbana nella regione dei Grandi Laghi – dove collaboriamo con il Foyer Ek’abana. Un centro, fondato nel 2001, che ha come obiettivo il recupero, l’istruzione e l’integrazione sociale e professionale di bambine e adolescenti che per svariati motivi – tra i quali non ultimo l’accusa di stregoneria – si trovano ai margini della società.
Ancora oggi, nelle Repubblica Democratica del Congo è possibile essere emarginati con l’accusa di stregoneria. Un’accusa pesante, che giustifica ogni forma di violenza che a volte porta fino alla morte.
Un’accusa pesante soprattutto per dei bambini che non ne capiscono nemmeno le ragioni. Abbiamo la pretesa di cambiare il mondo un bambino alla volta e partiamo proprio da loro. I più piccoli, emarginati e vulnerabili.
Grazie al grande lavoro di sensibilizzazione fatto dal centro Ek’abana, questo problema ha oggi un impatto minore nella città di Bukavu, ma resta ancora molto da fare per estirpare convinzioni e credenze socio-culturali, rafforzate dalle nuove povertà e dalla globalizzazione che allontana le persone dalla tradizione. E soprattutto per sostenere un numero sempre maggiore di bambini che stanno ai margini.
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La storia di Dany
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Questa storia rappresenta bene lo spirito del centro. Dany è un bambino straordinario, simpatico e vivace. Ha cinque anni, ma a vederlo ne dimostra due, per colpa della denutrizione di cui ha sofferto.
La madre è una giovanissima donna, abbandonata dal marito che non ha mai voluto riconoscere il piccolo Dany.
Dany passa le giornate per strada e talvolta la pioggia lo trascina via con il fango. La zia di Dany decide di intervenire e di prendere il bambino con sé. E’ molto denutrito, non cresce e così decide di portarlo in ospedale dove inizia una terapia nutrizionale. Ci resta per quasi un anno e una volta uscito dall’ospedale, la madre vedendolo in salute dice alla sorella che se ne occuperà di nuovo lei. Ma presto Dany torna a non essere accudito.
La zia lo riprende con sé, ma ha già otto figli e i bambini con problemi di denutrizione hanno bisogno di tantissime cure e attenzione, di essere cambiati moltissime volte quando riprendono ad alimentarsi.
Il suo carattere allegro e la sua tenerezza conquistano il cuore di chiunque lo incontri, tuttavia nessuno riesce ad occuparsi di lui a tempo pieno.
La zia, vista la difficile situazione che vive in Repubblica Democratica del Congo, decide di trasferirsi in Ruanda da un altro fratello perché a Bukavu con i suoi otto figli non ce la fa ad andare avanti, ma Dany non può andare con loro. È tempo che vada altrove. E questo altrove si chiama Ek’abana. La zia non lo lascia a cuor leggero, perché è molto affezionata a Dany, ma le difficoltà la costringono a fare questa scelta.
Appena arrivato al centro sboccia l’amore e Dany diventa la mascotte del foyer Ek’abana. Dany vuole aiutare, vuole sentirsi utile, chiede sempre a Natalina guardandola con i suoi grandi occhioni dolci: “ Ti posso aiutare?” Ricerca in particolare la figura maschile: un papà tutto per lui. Così lo si vede spesso giocare con il giardiniere, il guardiano e con Benja, il volontario della nostra biblioteca, che diventa per lui una sorta di fratello maggiore.
Quando alla sera Benja lascia il centro per tornare a casa, grossi lacrimoni rigano il viso di Dany, è inconsolabile.
Un giorno Natalina, piacevolmente sorpresa del legame che si è creato tra Dany e Benja, chiede a quest’ultimo: “perché non lo prendi con te?”. Per Benja, la voglia di occuparsi a tempo pieno del piccolo è fortissima, vorrebbe prenderlo con sé, ma ha 24 anni, non è sposato e vive ancora in casa con i suoi genitori. Inoltre, è disoccupato e in casa ci sono già cinque bambini, orfani del fratello deceduto inaspettatamente due anni prima. La madre lavora come insegnante e il padre è un piccolo commerciante, una famiglia volenterosa ma i mezzi a disposizione sono pochi.
Dany cerca in continuazione il suo “kaka Benja” (fratello Benja), La voglia di Benja di occuparsi di Dany è grande, tanto quanto l’incertezza del poterlo fare. Un giorno prende coraggio e decide di proporre la cosa alla sua famiglia. Per farlo, decide di portare con sé anche Dany. È amore a prima vista e Dany conquista il cuore di tutta la famiglia.
La madre di Benja ha paura di non avere i mezzi per far studiare Dany, ma sarà il centro Ek’abana a sostenere i costi della scuola e le eventuali cure mediche.
Ecco la svolta nella vita di Dany! Dany, finalmente a 5 anni ha una famiglia che, nonostante non sia benestante, ha saputo fargli spazio e donargli un posto tutto suo.
Il giorno che Dany ha lasciato Ek’abana era radioso, nascondeva il suo viso tra le braccia di Benja e giocava con la gonna della sua nuova mamma. Ha salutato tutti con la sua manina delicata e un sorriso disarmante. Un sorriso che gli operatori di Ek’abana non dimenticheranno facilmente. Ora Dany riceve l’amore e la protezione di una famiglia. Amore e protezione di cui ogni bambino ha diritto. Un diritto inalienabile.
Questo rappresenta il centro Ek’Abana. Una seconda chance per tanti bambini.
Voi siete la seconda chance per tanti bambini.
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Natalina Isella
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Suor Natalina Isella, 70 anni, originaria di Barzago, in provincia di Lecco, da più di 40 anni è in Repubblica democratica del Congo, al fianco dei bambini e delle situazioni più disperate.
“Uno dei problemi più importanti è quello dei padri che, disperati per la loro incapacità di mantenere la moglie e i figli, decidono di lasciare la città e di “andare in foresta” alla ricerca di altri introiti, come la ricerca e la compravendita di oro. Spesso, però, la ricerca non dà buoni esiti ma gli uomini, in ogni caso, decidono di non tornare a casa per un ancestrale sentimento di vergogna. Così facendo, però, altri bimbi e bimbe rimangono soli o unicamente con la madre, venendo, spesso, accolti dalle famiglie di altri parenti. Se, in apparenza, può sembrare un gesto di carità, spesso queste situazioni si rivelano drammatiche: non appena sorgono i primi problemi, infatti, questi bambini vengono presi come capro espiatorio e accusati di stregoneria”.
Sono le parole di Natalina Isella che racconta con voce pacata, ma con fermezza e intensità, questa triste realtà.
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Ancora sul centro Ek’Abana
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Nel 2002 ha fondato il Foyer Ek’abana, che ha come obiettivo primario il recupero, l’istruzione e l’integrazione sociale e professionale di bambine e adolescenti che per svariati motivi – tra i quali non ultimo l’accusa di stregoneria – hanno subito violenze atroci.
L’attività del centro mira al reinserimento scolastico di bambini, oltre al recupero psico-fisico e all’alfabetizzazione di 50 adolescenti emarginate e accusate di stregoneria.
Il centro opera e lavora per il reinserimento di queste bambine all’interno della famiglia di origine, attraverso un lungo processo.
Oltre ai bambini ospitati nel centro, ce ne sono altri 1600, che vivono con le loro famiglie, ma gli viene garantita l’istruzione primaria e cure sanitarie nei casi più gravi, per dare una possibilità a tutti.
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