Il convegno sf_amarsi organizzato da Helpcode Italia, Istituto Giannina Gaslini e Università degli Studi di Genova, ha visto la presenza di oltre cento esperti di nutrizione e educazione alimentare, importanti aziende del settore privato, istituzioni, rappresentanti del mondo dell’educazione e società civile. L’iniziativa è stata organizzata con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
Attraverso l’incontro e il confronto con stakeholder ed esperti di nutrizione e educazione alimentare abbiamo voluto analizzare le cause che stanno alla base di una alimentazione infantile non appropriata, individuare le priorità su cui concentrare gli sforzi e identificare soluzioni e raccomandazioni da sottoporre ai decisori locali e nazionali. La malnutrizione in tutte le sue forme è un problema che, in Italia come nel mondo, non può più essere ignorato.
Durante l’incontro, i partecipanti sono stati suddivisi in tavoli di lavoro dedicati a povertà educativa, povertà economica, mense scolastiche e ruolo della comunicazione. In conclusione sono state sintetizzate importanti raccomandazioni per il futuro, indirizzate sia agli operatori che ai decisori locali e nazionali.
TAVOLO 1 – Povertà educativa e alimentazione. Nuove frontiere per l’educazione alimentare tra clinica e pedagogia.
Il dibattito:
Le abitudini alimentari scorrette che portano a obesità e carenze nutrizionali importanti sono difficili da sradicare: quando i problemi si manifestano, è già tardi. Per questo è fondamentale investire in prevenzione, in forme e modalità di provata efficacia nel lavoro con bambini e giovani.
È fondamentale insegnare a bambini e giovani a gestire la comunicazione mediatica sviluppando il necessario senso critico.
I minori non sono sensibili ai temi squisitamente alimentari e salutisti, mentre si dimostrano molto ricettivi nei confronti di ciò che mira a rafforzare la consapevolezza di sé, la loro percezione della salute come stato di ben-essere. In questo ambito si identifica il terreno più fertile per un lavoro di educazione alimentare in età evolutiva che miri a promuovere la cura di sé e la dimensione anche sociale del cibo, la sua ritualità, la sua simbologia, la sua valenza tattile ed esperienziale, per favorire il radicamento delle corrette abitudini alimentari nella dimensione anche emotiva dei ragazzi.
Sui territori le iniziative virtuose ci sono, ma la loro polverizzazione ne vanifica in buona parte l’impatto.
Persiste una profonda difficoltà nella raccolta organica di dati che possano per alimentare la ricerca e permettere un dettagliato monitoraggio degli interventi. Il gap esistente tra i diversi servizi (scuola, medicina di base, educazione non formale) non permette una gestione coordinata del percorso educativo di bambini e ragazzi.
“Sburocratizzare” e riprogrammare i servizi
Un alleggerimento della burocrazia permetterebbe a figure chiave come il pediatra o il medico di famiglia di occuparsi maggiormente del paziente anche a livello preventivo, in accordo con la scuola e con le altre agenzie educative che hanno in carico il minore.
Un’offerta formativa qualificata e standardizzata per i docenti
Con la Legge sull’autonomia scolastica le scuole sono in grado di decidere in modo indipendente quali tematiche inserire nella proposta formativa e molte investono sull’educazione alimentare. Tuttavia data l’importanza di questo tema, si rende indispensabile un’offerta formativa standardizzata per passare dalla polverizzazione delle esperienze virtuose a programmi di scala.
Le proposte d’azione:
TAVOLO 2 – Povertà economica e malnutrizione: connessioni e possibili soluzioni
Il dibattito:
Nuove povertà, diffusione di cibi spazzatura tra bambini/adolescenti e spreco alimentare sono stati al centro della discussione.
Le nuove povertà
Un numero sempre maggiore di famiglie è colpito da povertà, con conseguenze importanti sulla salute alimentare dei bambini. Il fenomeno è rilevato in Italia e anche sul territorio ligure, in particolare tra le famiglie immigrate, dove la maggior concentrazione di gestanti affette da ipocalcemia, anemie e deficit nutrizionali porta più probabilità di generare bambini con ritardi psicomotori.
Stile di vita sedentario
Alle conseguenze di cattive abitudini alimentari tra i bambini e i ragazzi spesso si sommano quelle di uno stile di vita sedentario, altro fattore che incide pesantemente sulla diffusione di disagio alimentare legato al sovrappeso e all’obesità infantile.
Scarsa diffusione di conoscenze e competenze alimentari
Nelle fasce più fragili della popolazione si evidenzia inoltre una scarsa diffusione di conoscenze e competenze alimentari a livello delle famiglie, che necessiterebbero di interventi mirati, per i quali è opportuno valorizzare un approccio formativo indiretto, a partire dagli interventi realizzati nelle scuole (i bambini educano i genitori). A livello di bambini e adolescenti anche l’approccio peer to peer, incentrato sulla conoscenza di sé e sulla dimensione relazionale del cibo, sembra portare ottimi risultati rispetto alle tradizionali forme di educazione alimentare.
Il coordinamento intersettoriale a livello territoriale
È emersa come assoluta priorità la necessità di un maggiore coordinamento intersettoriale nella ricerca di soluzioni. Si richiede un’attenzione specifica rivolta sia ai gruppi sociali quali famiglie e scuola, che ai singoli casi, i quali a loro volta devono poter essere monitorati nell’ambito di programmi di maggiore scala.
La scuola
Il punto di partenza per la programmazione integrata di interventi e la condivisione di progetti di successo è senza dubbio la scuola. Inoltre l’alternanza scuola lavoro può costituire una risorsa preziosa per la realizzazione di progetti di volontariato e di sensibilizzazione, con il coinvolgimento di studenti dei licei linguistici per la diffusione a utenti stranieri.
Settore pubblico e privato
È necessario colmare il divario tra le iniziative del settore pubblico e quelle del settore privato, ponendo obiettivi ambiziosi che mirano a risultati dal punto di vista qualitativo e quantitativo.
Monitoraggio e supervisione
Sono indispensabili strumenti condivisi di monitoraggio e supervisione per valutare la sostenibilità di lungo periodo di specifiche iniziative. Attori con competenze di tipo educativo, formativo e di programmazione devono poter lavorare insieme orientando le risorse verso la formazione e un aggiornamento continuo di operatori e educatori coinvolti.
Proposte d’azione:
TAVOLO 3 – Le mense scolastiche, la loro valenza nel nord e nel sud del mondo e la sfida della filiera corta tra mercato, valore ambientale e inclusione sociale
Nel rapporto tra mense scolastiche e territorio è necessario “costruire ponti” che garantiscano un’ampia partecipazione di tutti gli attori chiave.
Buone pratiche
È necessario identificare buone pratiche per poterle portare a sistema, ma è un esercizio complesso che richiede un elevato livello di sistematizzazione non solo delle esperienze, ma anche delle politiche, delle linee guida o principi sui quali queste pratiche vengono costruite. Chi definisce le buone pratiche come tali, secondo quali criteri e chi li stabilisce? Per alcuni, le buone pratiche locali sono tali solo se sono sostenibili e replicabili su larga scala. Per altri, è prioritario valorizzare la componente locale delle esperienze e il loro radicamento su un determinato territorio. In questo caso, tuttavia, il rischio è che le esperienze locali rimangano di nicchia, poco visibili, e che si acuisca la differenza tra territori che possono investire in esperienze di qualità e territori senza risorse.
Le mense scolastiche nel nord e sud del mondo hanno un importante valore formativo
Unanime la constatazione che, nel nord e nel sud del mondo, una mensa scolastica di qualità non è solo una mensa con cibo sicuro che risponde ai criteri normativi, ma ha anche un valore formativo, di inclusione sociale ed è una risposta importante ai problemi di apprendimento, alle crisi ambientali, ai bisogni socio-culturali.
I bambini sono agenti di cambiamento
I bambini non sono solo utenti passivi, ma se adeguatamente valorizzati e ascoltati, possono giocare un ruolo fondamentale come agenti di cambiamento, in particolare nei confronti dei coetanei e delle loro famiglie, già dalla scuola primaria.
Le mense scolastiche devono diventare sempre di più un volano per lo sviluppo – non solo economico del territorio
È necessario migliorare il coordinamento tra istituzioni e produttori locali in merito, ad esempio, alle esigenze annuali in termini di fornitura di prodotti per le mense. Parimenti deve essere riconosciuto il valore educativo della mensa scolastica, che solo se opportunamente organizzato può diventare un vero e proprio momento e luogo di apprendimento per i bambini, oltre che socializzazione, condivisione, inclusione.
Migliorare il flusso di informazioni
Favorire una buona comunicazione, capace di evitare che narrazione parziale di pratiche locali diventi paradigmatica (in positivo o in negativo) ma non aderente alla realtà, alimentando così la polarizzazione e il conflitto tra interessi diversi. Anche a questo scopo deve aumentare il livello di coordinamento tra gli attori (bambini, famiglie, insegnanti, pediatri, ASL, associazioni di produttori, settore privato, università) che operano e usufruiscono di servizi su piani diversi e spesso non collegati fra loro.
Proposta d’azione:
TAVOLO 4 – Mangiare informati. Il ruolo di marketing e comunicazione nella diffusione di modelli alimentari: come prevenire le cattive abitudini alimentari e promuovere i comportamenti virtuosi e il cibo sano
Nella discussione sul ruolo di comunicazione e marketing sul tema cibo e alimentazione, è stato chiaro fin da subito che il vero focus del problema non è comunicare ma bensì informare.
Premiare e incentivare e comunicare meglio le esperienze virtuose
L’informazione sul cibo deve essere partecipata, ingaggiante, etica e informativa. Dal dibattito emersa una profonda consapevolezza in questo senso, da parte sia del settore pubblico che privato. Sono molte le sinergie tra aziende e tra istituzioni e settore privato, ma è necessario premiare e incentivare le esperienze virtuose. È inoltre importante comunicare meglio e in maniera più capillare le iniziative di eccellenza e gli esempi di successo.
Ruolo delle autorità locali
Se una corretta informazione a tutti i livelli è un aspetto cruciale, è indispensabile coinvolgere maggiormente le autorità locali per raggiungere capillarmente settori definiti chiave, come la scuola, gli ospedali e in generale i luoghi ad elevata valenza sociale.
Cibo immagine
L’alimentazione ha ormai raggiunto un alto livello di attenzione da parte del pubblico, dimostrato dall’aumentare di programmi che parlano di cibo e abitudini alimentari, rivolgendosi più o meno direttamente anche ai bambini. È importante però fare delle distinzioni perché non sempre questo tipo di comunicazione e di attenzione è positiva. Serve una comunicazione responsabile, incentrata sulla qualità del cibo (che non necessariamente va di passo con costi elevati, ma spesso con un ritorno alla semplicità), sull’assunzione di comportamenti salubri e sulla lotta allo spreco.
Ascoltare il pubblico
Serve un ascolto maggiore da parte di chi fa comunicazione e dalle aziende. Il consumatore non è più un destinatario passivo di un messaggio ma diventa esso stesso un canale di comunicazione i bambini sono i protagonisti del cambiamento. Sono le antenne della società e i soggetti più a rischio perché, se prevarranno logiche non realmente sostenibili, erediteranno un pianeta inabitabile.
Proposta d’azione:
Conclusioni
Sf_amarsi è l’inizio di un percorso che vede coinvolti, accanto a Helpcode, all’Università di Genova e all’Istituto Giannina Gaslini, il mondo dell’istruzione, quello sanitario, il settore privato, la società civile e le Istituzioni a diversi livelli.
Nel corso dei prossimi mesi le raccomandazioni e le proposte emerse dai tavoli di lavoro verranno analizzate nel dettaglio e costituiranno materiale prezioso per l’avvio di percorsi progettuali e di advocacy che Helpcode si impegna a sostenere a beneficio dei bambini, sia in Italia che negli altri paesi in cui interviene.
Questo lavoro, che troverà specchio e supporto in un percorso di ricerca e monitoraggio a cura dell’Università di Genova e dell’IRCCS Gaslini, sfocerà in un rapporto che analizzi nel dettaglio la situazione, identifichi le maggiori criticità e suggerisca raccomandazioni condivise da sottoporre ai decisori locali e nazionali.
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