Il Nepal è un paese in ginocchio. Le distruzioni sono incalcolabili, i morti accertati quasi 9000, i feriti oltre 21000. Si calcolano 3 milioni di sfollati.
Il terremoto è arrivato due volte in meno di tre settimane, con scosse fortissime: la prima il 25 aprile scorso, di magnitudo 7,8. La seconda, il 12 maggio, del 7.3. Per avere un termine di riferimento basti pensare che quella, già molto potente, del 6 aprile 2009 all’Aquila, fu del 5.9.
Mentre la terra continua a tremare a causa delle numerose scosse di assestamento, la popolazione deve affrontare un’altra grande e concreta preoccupazione: la pioggia. Sta infatti arrivando il monsone, che durerà fino a settembre mettendo a dura prova i milioni di persone che oggi si trovano senza un tetto e a cui andrebbe garantito un posto sicuro nel più breve tempo possibile.
L’emergenza, già derubricata dai media e dall’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, non finisce qui. Crollate le scuole, i bambini non potranno tornare a studiare. Sono almeno 1 milione i piccoli studenti che non hanno un’aula in cui rientrare (il 25% dei bambini nepalesi) e che a causa di questo saranno costretti a rimanere in strada, privati del loro diritto all’educazione e con un evidente aumento della loro vulnerabilità. Il problema della mancanza di protezione tocca in particolare le bambine e le adolescenti: c’è un concreto rischio che aumentino i matrimonio precoci, i casi di traffico e abusi.
Molti di questi bambini hanno perso i genitori e per i parenti, che pure cercheranno di accoglierli, non sarà facile provvedere a loro in una situazione così drammatica.
Oltre alle scuole, sono stati gravemente colpiti molti altri servizi e la situazione è particolarmente critica per le strutture sanitarie. Ad esempio, nelle zone maggiormente colpite dal terremoto, come Sindhupalchok, Dolakha e Gorkha, il 73% delle strutture che forniscono assistenza alla maternità sono state danneggiate o distrutte, lasciando alle donne (sono circa 93 mila quelle in attesa di un bambino in questo momento nel paese) scarse possibilità di accesso all’assistenza sanitaria neonatale e postnatale. Il rischio di morte noenatale, di conseguenza, aumenta.
Ci sono inoltre circa 70 mila bambini a rischio malnutrizione, secondo l’Unicef: in 15.000 soffrono già di malnutrizione acuta grave e avranno bisogno di alimenti terapeutici, mentre 55.000 bambini con malnutrizione acuta moderata necessitano di alimenti supplementari e cure per poter ritornare ad uno status ottimale per la loro salute e il loro sviluppo.
Le forti piogge, infine, rischiano di provocare un generale aumento del la diffusione delle malattie, in particolare di quelle trasmesse attraverso l’acqua, come il colera.
Nonostante l’enormità delle sfide cui il Nepal si trova costretto a dare una risposta, il contributo dei governi di tutto il mondo per finanziare gli interventi di emergenza e post emergenza risulta insufficiente. Il coordinatore degli aiuti umanitari dell’Onu in Nepal, Jamie McGoldrick, ha sottolineato che sono arrivati solo il 22% dei 423 milioni di dollari promessi per la risposta umanitaria in Nepal (dichiarazione del 25/05).
In questo contesto è fondamentale l’intervento delle ong e delle organizzazioni di solidarietà internazionale che, raccogliendo le donazioni di tanti privati cittadini, sono già riuscite a portare in Nepal l’aiuto indispensabile in questa prima fase.
Il Nepal è un Paese che vive di turismo, non solo delle grandi spedizioni commerciali d’alta quota che portano soldi nelle casse del governo, ma anche delle centinaia di migliaia di escursionisti e viaggiatori attratti dall’incanto di queste montagne e di queste valli, dai silenzi e dall’imponenza dei suoi paesaggi. Un Paese dove l’uomo è piccolo e la natura comanda e lo ha dimostrato anche in questo ultimo mese.
Oggi è quasi raso al suolo e dobbiamo ricordarci che oltre ai 9.000 morti, ci sono milioni di persone ancora vive che hanno bisogno del nostro aiuto.
Noi di Helpcode, attraverso la campagna HELP! ci stiamo impegnando a far tornare a scuola i bambini. Bambini che hanno perso i genitori, una sorella, un compagno di giochi, e che hanno bisogno di tornare alla normalità.